TERAMO – Il primo discorso da sindaco di Gianguido D’Alberto, dopo quello di insediamento, ha convinto il consiglio comunale intero. Perfino la minoranza, che si è astenuta dopo interventi elogiativi, e finanche Maurizio Verna, che in questa seconda assise dell’era D’Alberto si è visto e non si è visto, quel tanto che era bastato, in mattinata, per anticipare il suo non voto alle linee programmatiche del ‘suo’ primo cittadino. «Mi hanno convinto le parole di Gianguido – dirà poi il consigliere con maggior esperienza del Pd -, sia quelle che mi ha dedicato personalmente che quelle delle linee di programma. Voglio dare l’ennesimo segnale di fiducia e dimostrare ancora una volta che sono io quello capace di un mezzo passo indietro… a furia di farli sono caduto già altre volte nei burroni…». Alla fine i voti favorevoli dimostrano una maggioranza compatta alla prima uscita (20 voti tranne quello di Martina Maranella che si è dovuta assentare) e una minoranza in posizione di stand by (11 astenuti e un assente, Mimmo Sbraccia), con il solo consigliere di Futuro In, Franco Fracassa, a cantare fuori dal coro, con cavalli di battaglia obiettivamente poco aggiornati e soprattutto la memoria corta rispetto al ruolo di assessore che appena pochi mesi fa sosteneva la giunta Brucchi.
Le linee programmatiche di Gianguido D’Alberto erano attese non tanto per aver chiaro il disegno strategico della prossima consiliatura, che pure tra campagna elettorale e primi due mesi di governo si era già fatto intuire, quanto per due temi sugli altri: la posizione della nuova amministrazione sulle partecipate, TeAm e Ruzzo in particolare, e sulle scuole. D’Alberto ha rotto gli indugi e chiarito: «Il Comune deve riprendere il controllo sulle partecipate, a cominciare dalla Teramo Ambiente. Chiederemo la rivalutazione delle quote – ha detto il sindaco -, perchè non può essere ancora ferma a 1,7 milioni della gara, considerato il tempo trascorso e anche le modifiche alle commesse. E’ chiaro che sarà una scelta che prenderemo tutti in Consiglio, perchè da qui passerà la decisione, ma mi sembra che sia chiaro a tutti come l’unica strada percorribile per la TeAm è quella della società in house». Analogo ragionamento il primo cittadino lo ha espresso per la Ruzzo Reti: «Non siamo i Cerberi che vogliono distruggere tutto, vogliamo invece tornare alla normalità delle cose, vale a dire avere il controllo di quello che succede, capire quale sia il bilancio, quale sia il programma delle assunzioni e se siano necessarie, perché voglio ricordare a me stesso che oggi nelle partecipate qualsiasi tipo di assunzione va fatta secondo pubblica selezione». Sul Ruzzo ha poi precisato il discorso relativo al credito vantato e mai incassato: «Quattro milioni di euro o, meglio, qualcosa di meno vista una recente compensazione con altre quote dovute alla società, sono una cifra tropo importante per il nostro bilancio perchè il discorso non vada affrontato. Abbiamo detto chiaramente: non facciamo un decreto ingiuntivo, vogliamo però conoscere una strada, un piano di rientro certo, definito, che ci permetta di inserirlo nel nostro bilancio e poter contare su questo credito. Abbiamo il dovere di garantire servizi ai cittadini, al nostri cittadini e di pretendere certezze su questioni così delicate».
Sulle scuole: ieri sono sate riaperte e lo stesso sindaco ha ammesso di averle riaperte così come erano state chiuse. «Le soluzioni non si trovano in due mesi – ha detto – ma metteremo in campo una programmazione che non può non partire dal completamento degl indici, siamo in attesa di alcuni dati mancanti dal Cnr, poi procederemo a una programmazione partecipata con tutti, ordini e comitati dei genitori compresi. Pianificare il futuro del nostro patrimonio scolastico nel nome della sicurezza. Corriamo il rischio di non completare la progettazine, le scadenze ci impongono di accelerare, e fare scelte nel rispetto del contesto urbanistico, mentenendo le scuole all’interno di un centro storico in grande difficoltà». Sugli asili nido il sindaco parla di ‘piano di resistenza’, ovvero riconoscimento della oggettiva difficoltà del sistema ma non rassegnazione alla esternalizzazione per forza: «Conspevolezza del peso e del valore degli asili nido, patrimonio straordinario di fronte al quale non possiamo cedere nel non mantenere qualità e quantità del servizio pubblico: se poi ci saranno i margini per un sistema integrato dei nidi che lascia al pubblico il governo, questa è una strada che si potrà anche percorrere».
Fondamentale, infine, per il primo cittadino, costruire un ufficio che si occupi di intercettare fondi europei, mancato clamorosamente fino ad oggi, e intenificare il rapporto con l’Università.