TERAMO – Gli inquilini del Palazzo ex Pompetti presenteranno ricorso contro la scheda AeDes con esito ‘E’ sulla base della quale il sindaco di Teramo ha emesso l’ordinanza di sgombero immediato di tutto lo storico edificio uffici comunali del quinto settore compresi. E’ quanto ha deliberato l’assemblea del condominio, svoltasi negli uffici de ‘La Meta’ in via Brigiotti e protrattasi per tre ore, al termine delle quali è stato deciso anche di incaricare tre tecnici per i progetti di messa in sicurezza che daranno modo alla decina di esercizi commerciali dei portici di Fumo di non abbassare le saracinesche. Intanto cominciano anche a profilarsi le prime stime di quanto potrebbe costare la ritrutturazione dell’intero edificio: una previsione abbastanza attendibile le fisserebbero sui 6-7 milioni di euro.
REVISIONE DELLA SCHEDA. All’assemblea ha partecipato, nelle vesti di condomino, anche il Comune di Teramo (c’era l’assessore ai Lavori Pubblici, del settore ‘sgomberato’, Stefania Di Padova, con gli ingegneri Remo Bernardi e Coletta Puritani, dirigente facente funzioni dell’Ufficio tecnico). Proprio dal Comune è partita la proposta, messa a discussione, di chiedere una revisione della scheda stilata dai tecnici della Protezione civile nel sopralluogo di un mese fa e che ha sancito il livello più grave di danni, superando le due precedenti e separate pronunce. La verifica è stata avviata sul presupposto che Palazzo Pompetti sia un edificio dal corpo unico, che non fa distinzioni, come avvenuto invece in precedenza e con le due separate schede, tra parte privata e parte pubblica. Quanto asserito dai tecnici comunali è stato poi condiviso dagli altri inquilini: si tratta di una ‘sentenza’ troppo pesante e forse esagerata perché, hanno detto, al massimo l’edificio può essere considerato in categoria ‘C’, dunque senza il reale rischio di instabilità strutturale. L’assemblea ha dato mandato perchè venga formata la richiesta di una revisione dell’esito con una contestuale retrocessione della categoria di danni e il ricorso potrà essere presentato al Centro Operativo Regionale (COR) oppure all’Ufficio Speciale della Ricostruzione (USR) di via Cerulli Irelli a Teramo. E’ ovvio che un esito positivo del ricorso permetterebbe a tutti di rientrare nei rispettivi locali, come se lo sgombero non fosse mai stato ordinato.
LO STORICO. Da quanto la vicenda è esplosa con il suo clamore e anche la sua drammaticità per gli aspetti umani ed economici che ha portato con sè, si fa un gran parlare delle responsabilità dell’accaduto e di come sia parso strano che a distanza di due anni dalle prime ordinanze di sgombero per il Circolo Teramano, uno studio professionale e un appartamento, si sia giunti a stabilire che tutto l’edificio possa essere pericolante. In realtà c’è chi ancora oggi sostiene che tutto l’immobile non può essere considerato una parte unica e dove la parte privata, che in gran parte dà su via Costantini, sia quella maggiormente danneggiata. Ma è stata proprio l’iniziativa partita da questa porzione di fabbricato tesa al riconoscimento di un aggravamento dei danni subiti nel precedente sisma, a far scattare il sopralluogo e la verifica dei tecnici della Protezione civile, con tanto di definizione di livello ‘E’.
I NEGOZI. Se per le abitazioni e gli studi professionali non c’è scampo e cioè come per il Comune sono costretti a lasciare l’edificio dopo l’ordinanza, la decina di negozi degli storici Portici hanno da salvare l’attività. Un obiettivo che trova anche la condivisione della comunità cittadina: chiudere significherebbe isolare ancor più il centro storico, La mission vale dunque l’elaborazione di un progetto, affidato agli ingegneri Vittorino Massacesi e Umberto Di Vincenzo e all’architetto Luca Daniele, che riguarderà la messa in sicurezza del porticato e in particolare del bar Iskra all’angolo tra via Costantini e via Capuani. Interventi tutti necessari e ineludibili per chiedere e ottenere le revoca parziale dell’ordinanza sindacale di sgombero. Questi lavori saranno a carico degli inquilini del condominio, con un contributo diciamo così solidale nei confronti dei commercianti, fino alla concorrenza di un determinato importo. Si tratterà perlopiù di lavori di puntellamento di volte e pareti. Altro aspetto è quello della salvaguardia dell’incolumità pubblica e di quelle parti archittetoniche sottoposte a vincolo: riparare la pubblica via dalla caduta di cornicioni e calcinacci con le cosiddette ‘mantovane’ e altra roba simile, sarà tutto a carico del Comune.
I COSTI. Intanto, sia se lo stabile rimanesse ‘E’ o che si tornasse indietro nella valutazione del danno sismico, già si comincia a fare una stima di quanto occorerebbe per ristrutturare il Palazzo ex Pompetti. Il costo potrebbe toccare cre comprese tra i 6 e i 7 milioni di euro e l’appalto concorrerebbe nell’ambito della ricostruzione privata e non pubblica. Il committente sarebbe infatti l’amministratore del condominio Antonello Lanzillotto. Questo perchè, secondo la normativa esistente, negli edifici cosiddetti a proprietà mista, dove la parte pubblica non superi in superficie catastale il 50 per cento dell’immobile (e nella stessa percentuale i costi di ricostruzione), l’affidamento si farebbe con le procedure e – fortunatamente forse – con i tempi della ricostruzione privata.