TERAMO – Nell’imminenza della ricorrenza della festività dei defunti non c’è soltanto la drammatica carenza dei loculi a costituire problematica sentita dai famigliari dei cari. L’inaccessibilità di molti padiglioni nel camposanto di Cartecchio per via ancora dei danni provocati dal terremoto si aggiunge in alcuni casi anche all’emergenza di altri, minati invece dalla sporcizia e da anni di scarsa manutenzione. C’è una porzione del cimitero del capoluogo che non poteva più rinviare un intervento risolutivo che restituisse decoro e pulizia alle tombe, che sono oltre 2.800. E’ quella della Confraternita della Madonna del Carmine, antico cimitero attorno al quale è sorto quello più ampio comunale di Cartecchio. Da qualche giorno l’amministratore vescovile don Aldino Tomassetti ha avviato una operazione di bonifica affidata a due imprese specializzate che si stanno occupando della pulizia a fondo dei loculi, della bonifica radicale di muri e solai, rimuovendo anni e anni di segni lasciati dalle intemperie. Una corsa contro il tempo che deve concludersi al massimo entro il 20 ottobre, data dalla quale si comincia a registrare l’afflusso maggiore al camposanto centrale per le ricorrenze di inizio novembre. Sotto la direzione lavori dello stesso don Aldino, gli operai hanno provveduto finora a rimuovere accumuli di polvere e soprattutto guano di piccione da oltre la metà delle circa 2.800 lapidi, prima di passare alla chiusura di pertugi e spazi provocati dal degrado della struttura che. Hanno costituito facile accesso ai volatili e in molti casi fornito riparo e appoggio per confortevoli nidi. Molti dei famigliari dei cari estinti hanno infatti dovuto attrezzarsi negli anni per realizzare riparo alle lapidi dagli escrementi dei piccioni, fino a ieri padroni assoluti di questo angolo di cimitero. I quattro padiglioni di proprietà della Confraternita, nella zona a sud-est del cimitero, a partire da quello più antico aperto nel 1927, subiranno interventi di sistemazione anche negli. Impianti elettrici e nella tamponatura delle fessurazioni del tetto che hanno provocato infiltrazioni. Insomma un restyling per il quale la Confraternita ha investito un budget che dovrebbe essere sufficiente a rimettere a nuovo la struttura. Si tratta di interventi che preludono alla realizzino di un progetto accantonato da tempo e relativo alla costruzione di circa 500 nuovi loculi. Anche la Confraternita infatti soffre la carenza di posti e la saturazione del disponibile. Al momento sono appena una decina le tombe ancora libere, una sessantina sono vuote perché prenotate e concesse in convenzione per 40 o 50 anni. Tutte gli altri loculi sono stati assegnati nei decenni passati con la formula dell’assegnazione perpetua, laddove il termine è stato modificato dal ‘per sempre’ ai 99 anni e successivamente ai 75. La procedura di estumulazione per il recupero di posti sarà avviata entro la fine dell’anno e prevede il recupero di circa un migliaio di loculi, quelli cioè che hanno raggiunto il limite dei 75 anni, con le salme da destinare all’ossario. L’espansione di questa parta di cimitero fa però i conti con la burocrazia: l’autorizzazione alla costruzione di nuovi loculi, da parte di Comune e Teramo Ambiente è arrivata soltanto nel 2017 – quando la stesura del progetto e la sua presentazione risale al 2014 – e don Aldino Tomassetti è fiducioso che, se non interverranno altri intoppi, i lavori possano essere avviati nei primi mesi del 2019. Si procederà con una soprelevazione di uno dei padiglioni di più recente costruzione, assieme alla realizzazione ex novo di cellette ossario e altri spazi nel terreno adiacente. Resta sempre in sospeso quella opera che rientra tra le storiche incompiute del cimitero: l’area di sepoltura per i parroci, prevista un tempo sotto alla chiesetta del camposanto, al fondo del viale di ingresso, sempre sul terreno di proprietà della Confraternita. La zona è ancora transennata e limitata con una struttura di legno, ma di lavori non si vede ancoa l’ombra.
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