TERAMO – Il grido di allarme sui mali delle ricostruzione arriva da un’altra ngolazione, quella delle imprese. Che rischiano di chiudere o quantomeno sono in grandissima difficoltà per aver anticipato ingenti somme nei progetti di messa in sicurezza delle opera pubbliche e soltanto per gli interventi di somma urgenza del mese di gennaio 2016, sui danni sisma-neve, devono ancora incassare qualcosa come 11 milioni di euro. «Siamo a rischio chiusura e di fronte a una situazione davvero seria – ha detto il presidente dell’Associazione costruttori edili di Teramo, Raffaele Falone -. Ci sono gravi ritardi nelle rendicontazioni, tecnici e imprese sono in attesa di pagamenti che non arrivano e chissà quando arriveranno». L’analisi dei mali e delle cause è dettagliato nei calcoli elaborati dall’Ance, i cui vertici (Falone e il vicepresidente Eddy Rastelli, con il direttore Marco Fabiocchi) questa mattina hanno incontrato la stampa per lanciare l’ennesimo appello alle istituzioni e alla politica, parte non solo dalla rendicontazione in grave ritardo ma più in generale dalla scarsa organizzazione degli enti pubblici incaricati di valutare e inserire a pagamento i lavori svolti. Oltre all’ormai cronica carenza di personale addetto anche sul fronte dell’Usr, dove il personale è poco e trattato «con contratti disomogenei – ha detto Falone – che ne mortificano l’impegno e l’investimento sul propro lavoro».
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