TERAMO – Esplode la resa dei conti nel Partito democratico teramano, all’indomani della sconfitta elettorale, per certi versi clamorosa, di Giuseppe D’Alonzo, nella corsa alla presidenza della Provincia. Lo stesso D’Alonzo questa mattina, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche numerosi sindaci, consiglieri di area, il capogruppo Dem alla Regione e commissario comunale a Teramo, Sandro Mariani e il consigliere regionale con delega alla cultura, Luciano Monticelli, ha annunciato la sua autosospensione dal partito e la costituzione di una associazione di stampo culturale. «Un percorso parallelo – ha detto il sindaco di Crognaleto – attorno a cui amalgamare la gente che crede ancora nell’appartenenza al Partito democratico». Nessuno li nomina perché, dicono, «lo sanno tutti», ma l’indice di questi amministratori che ritengono di rappresentare il 70 per cento dei tesserati, è puntato sui nomi del deputato Tommaso Ginoble, del consigliere regionale Dino Pepe e del potenziale candidato concorrente di D’Alonzo alle elezioni, il sindaco di Valle Castellana, Camillo D’Angelo.
E ai toni più riflessivi espressi dal consigliere Monticelli, che ha voluto ‘riabilitare’ alcuni comuni della costa che avrebbero regolarmente votato D’Alonzo, chiedendo nel contempo l’allontanamento dal partito «di chi ha tradito e anche brindato alla vittoria del candidato di centrodestra», ha fatto da contraltare l’affondo di Sandro Mariani. Il capogruppo regionale ha annunciato il suo imminente «abbandono del Pd, se qualcuno nel partito non prende decisioni serie». Sul banco degli imputati, il ‘tradimento’ del patto interno alla direzione provinciale di sostenere il candidato D’Alonzo, schierato dal centrosinistra contro il sindaco di Notaresco, Diego Di Bonaventura, poi vincitore grazie anche al contributo di molti consiglieri del centrosinistra. Anche l’ex presidente regionale del partito e oggi presidente del Cda dell’Istituto zooprofilattico, Manola Di Pasquale è intervenuta, parlando di ‘sindrome di Bruto’ all’interno del partito teramano, dove le vittime di sconfitte elettorali sono sempre più spesso frutto di «fuoco amico, perché il nemico è dentro casa tua». Serve un ‘reset’ del sistema, hanno concordato nel dire tutti, con una riflessione nelle sedi opportune sul ruolo del territorio e la condanna «della politica fatta nei salotti, accanto ai caminetti, mentre ci sono molti dirigenti che si muovono quotidianamente sul territorio: la gente è arrabbiata – ha detto D’Alonzo – e non ama chi nel Pd cura più gli interessi personali e istituzionali piuttosto che quelli del partito».