TERAMO – Un consiglio comunale straordinario sulla ricostruzione: è quello che convocherà il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, sollecitato in tal senso dai capigruppo della sua maggioranza consiliare (Andrea Core, Luca Pilotti, Giovanni Luzii, Piergiorgio Passerini, Maurizio Verna), che auspicano di incontrare la più ampia condivisione anche delle forze di opposizione. Si tratterà di un’assise alla quale saranno invitati a partecipare tutti gli attori istituzionali rappresentanti del territorio, sia oi parlamentati che i consiglieri regionali e amministratori provinciali e soprattutto il nuovo Commissario straordinario, Piero Farabollini. «L’obiettivo – si legge nella nota del sindaco dei capigruppo consiliari – è discutere con loro di tutto ciò che a nostro avviso è necessario per dare la spinta necessaria a far ripartire Teramo: proposte di intervento normativo, riequilibrio del cratere ad oggi “tarato” solo sulle prime scosse, proroga dello stato di emergenza in modo da consentire una serena programmazione, sblocco della ricostruzione leggera, riorganizzazione degli uffici a cominciare dalla governance dell’USR e dal numero esiguo del personale, nuove modalità di gestione delle pratiche e delle competenze».
La convocazione del consiglio è mossa quasi disperata, nel tentativo di far sentire la voce dei tanti sfollati che a Teramo sono ancora fuoi della propria abitazione, a distanza di due anni fal sisma. I dati li cita la stessa amminstrazione che li definisce impietosi: circa 4.000 sfollati, circa 1.000 nuclei familiari che usufruiscono del Contributo di autonoma sistemazione, a cui si aggiungono circa 100 famiglie assistite negli alberghi, quasi 1.500 schede AeDes a fronte di quasi zero cantieri aperti.
«Non possiamo tollerare che la “questione terremoto” sia completamente uscita dai radar del dibattito pubblico, come fosse un’emergenza superata che riguarda un passato non più attuale. Non possiamo tollerare – continua la nota – un Ufficio Speciale per la Ricostruzione lasciato nel più totale abbandono, senza una vera guida politica e gestionale, con personale totalmente insufficiente nei numeri, demotivato e scoraggiato davanti all’impossibilità di lavorare nel senso e nella direzione immaginati».