TERAMO – Per l’amministrazione comunale di Teramo il presidente della Teramo ambiente ha finito la sua esperienza alla guida della municipalizzata: il sindaco Gianguido D’Alberto ha chiesto all’ingegner Pietro Bozzelli di dimettersi dalla guida della società per azioni di cui l’amministrazione detiene il 49 per cento. Il mandato di Bozzelli, ingegnere nucleare responsabile tecnico di ambiente, sicurezza e gestione rifiuti nella multinazionale americana Lfoundry, l’ex Micron, scade nel settembre 2020: è stato infatti nominato nel gennaio 2015 (per sostituire il dimissionario Giovanni Mattucci) e confermato alla guida della TeAm nel settembre del 2017, quando il Comune inserì in Cda anche l’architetto Elda Forcella. D’Alberto sa che non può licenziarlo, perché lo spoils system può essere applicato soltanto aile figure apicali delle pubbliche amministrazioni. Ma il momento della TeAm è caratterizzato da un gran divenire, per non definirlo caos: dalla governance, al debito milionario, a un possibile ripensamento sull’ipotesi di una società interamente pubblica, per D’Alberto sono argomenti che tolgono il sonno.
LA RISPOSTA DI BOZZELLI. Non si dovrà attendere l’assemblea dei soci, fissata, come anticipato da ‘La Città’, per il prossimo 30 novembre, per conoscere il destino di Bozzelli: il presidente, stando ai rumors, avrebbe preso 48 ore di tempo ed entro questo fine settimane farà conoscere la sua decisione al primo cittadino. Ma conoscendo il suo stile, e quanto fatto fino ad oggi per tenere insieme la baracca assieme all’ammnistratore delegato Pietro Pelagatti, probabilmente lascerà, ma non subito. Una dimissione oggi, allo stato attuale della società dell’igiene e dell’ambiente cittadina, non sarebbe producente. Anzi, con l’aria che tira sul fronte del debito da 4,8 milioni di euro che il Comune ha nei confronti della TeAm, una figura di mediazione come il presidente Bozzelli verso il rappresentante del socio privato, l’Ad Pelagatti appunto, potrebbe tornare utile per ‘congelare’ almeno per adesso un eventuale decreto ingiuntivo.
L’ASSEMBLEA DEI SOCI. Che la riunione di fine mese, voluta dal sindaco, sarà importantissima, anche le pietre lo sanno. A quell’epoca molte cose potranno essere maturate. Di sicuro sarà proprio il debito comunale l’argomento sul tavolo. Subire un pagamento forzato di una somma che si supera i 2 milioni di euro (a tanto ammontano crediti inesigibili e conguagli dei Pef degli anni passati), significherebbe mettere all’angolo l’amministrazione comunale guidata da D’Alberto, che tra l’altro sembra fare i conti con la ricerca di denaro fesco per poter provare la scalata alla quota privata di Enertech (il 49%) detenuta dalla curatela fallimentare, leggasi tribunale di Venezia.
SOCIO PRIVATO. Il discorso riporta sempre lì. In assemblea quando si parlerà di futuro, D’Alberto dovrà affrontare le linee di indirizzo e tra queste, oltre che quelle sull’attività della TeAm, il nuovo Pef, il destino dei progetti come l’ampliamento del cimitero comunale, la costruzione dell’impianto di cremazione e il nuovo assetto del porta a porta nelle frazioni, dovrà fare chiarezza una volta per tutte sul progetto di rendere tutta pubblica o in house la TeAm. Ma potrebbe aver ripensato a questo percorso: troppo difficile trovare il denaro sufficiente, non aver la certezza poi di poter eliminare il debito milionario, ma soprattutto valutare il rischio di un certo numero di esuberi di personale: troppi 198 (o 202 che siano) dipendenti da passare a una gestione comunale o di una partecipata in house, come ad esempio il MoTe.
LA PROCEDURA FALLIMENTARE. E allora? La maggioranza consiliare, riunita lunedì scorso per valutare il progetto tecnico della Teramo Ambiente sull’introduzione della raccolta differenzata mista in via sperimentale nelle frazioni dalla prossima estate, ha parlato anche di futuro assetto societario proprio sotto questi aspetti. Si è appreso che il tribunale di Venezia preme sul possesso della quota privata TeAm, nell’interesse di chiudere la procedura fallimentare dell’Enertech, monetizzando le partecipazioni azionarie in possesso, il cui valore di base però non è alla portata del Comune (supera il milione di euro). Non è escluso dunque che li ultimi giorni dell’anno possano essere decisivi per conoscere un nuovo assetto azionario della municipalizzata, semmai lo stesso curatore Marco Basaglia dovesse interessarsi a ‘piazzare’ il 49% in suo possesso. Cosa accadrebbe in tal caso?
NON TUTTI I MALI… Non c’è riuscito con la gara a doppio oggetto, il Comune, a trovar un nuovo socio privato, perchè dovrebbe adesso demonizzare l’ingresso di un soggetto imprenditoriale nella compagine sociale. Anzi, forse non tutti i mali vengono per nuocere. Una eventualità del genere intanto salvaguarderebbe il personale dipendente (e non è poco, sull’esperienza degli esuberi di epoca Ranalli…). Potrebbe poi portare linfa nuova, sul piano degli investimenti in particolare, costituendo risorsa anche per le asfittiche potenzialità finanziarie della TeAm, sostenendo il Comune in un ritorno in bonis anche veloce. Se infatti fosse dotato della sufficiente liquidità, il nuovo socio privato potrebbe anche fare da ‘banca’ alla stessa municipalizzata, garantendo di avviare quei progetti, per il momento immobilizzati in un cassetto, come cimitero e impianto di cremazione che costituirebbero ricavi decisivi nel bilancio. Con ovvie ricadute sul servizio di igiene urbana e sul minor peso della Tari sui cittadini. I rumors interni alla maggioranza ‘spifferano’ che molti all’interno della maggioranza consiliare farebbero il tifo per questa soluzione. E adesso forse, anche Gianguido.