TERAMO – «Il sindaco di Teramo forse crederà di aver vinto le elezioni mondiali ma non si rende conto che il suo voto varrà anche 5 quote ma che ci sono altri 31 sindaci che non la pensano come lui. Pensi piuttosto ad amministrare meglio il suo Comune». Volano gli stracci nel Partito democratico teramano. Chi parla è il segretario provinciale del Partito democratico, Gabriele Minosse, e il suo obiettivo è Gianguido D’Alberto. Sì, il sindaco ‘civico’ del capoluogo che ha vinto le elezioni con il sostegno del Pd che ha piazzato 8 consiglieri e 3 assessori. E Minosse ce l’ha anche con loro per aver firmato il comunicato stampa in cui D’Alberto, con la sua maggioranza, ha chiesto di approfittare delle dimissioni degli amministratori della Ruzzo Reti (il presidente Antonio Forlini e i consiglieri Alessia Cognitti e Alfredo Grotta le hanno annunciate per sabato, nel corso dell’assemblea, ndc) per cambiare passo, tenere la politica lontana dalla stanza dei bottoni del Consorzio acquedottistico e cercare la nuova governance con una selezione pubblica. Apriti cielo. Minosse è una furia: «Quel comunicato andava concordato con gli altri sindaci, quelli che siedono nell’assemblea e che sono soci anche loro della Ruzzo – dice Minosse con toni alti -. Lui e il suo gruppo consigliare che pensano di fare come vogliono». Sì, ma qual è il problema? Di trasparenza? Di gradimento? «Prima di fare queste figuracce sarebbe bene sentire il parere di altri sindaci che vogliono la continuità. Sfido chiunque a dire che questi amministratori non hanno lavorato bene – aggiunge il segretario provinciale del Pd -, stanno uscendo da una situazione terribile causata dalle vecchie gestioni, è un Cda che ci ascolta, che ci riceve, che è disponibile a risolvere i problemi di tutti i comuni…, a marzo la Ruzzo finirà di pagare i 15 milioni di euro di debiti con le ditte che hanno lavorato. E il sindaco se ne esce con un avviso pubblico: ma alla Fondazione Tercas per caso lo ha utilizzato per la sua nomina?».
Ma come si fa a tradurre ai cittadini una operazione come quella prevista alla Ruzzo, dove il presidente passa fare il consigliere e un consigliere passa fare il presidente? Come si spiega che non è il gioco delle tre carte? «Basta dirlo ai cittadini – dice Minosse -. Il presidente Forlini con grande disponibilità ci ha detto che i suoi aumentati impegni professionali non gli permettono di poter svolgere più questo ruolo, ma se riteniamo che possa essere ancora utile il suo contributo nel percorso di risanamento è disponibile a restare in consiglio, tutto qui. Trentuno sindaci credono nella continuità e non abbiamo voglia di discutere. D’Alberto faccia come vuole: lui e il suo gruppo consigliare del Pd non hanno voluto il confronto né con gli altri sindaci né con il provinciale, facciano pure». Gira voce che l’assemblea dalla Ruzzo sia il secondo atto delle elezioni della Provincia, con l’accordo tra Paolo Gatti, Tommaso Ginoble e Dino Pepe: «Ma che Gatti e Gatti e basta con queste cazzate! Sia chiaro e scrivilo che il nemico non è Gatti, i nemici per noi sono la Lega e i Cinquestelle. Io sono uno di quelli che ha sempre ripetuto che non ci possiamo spaccare». L’analisi è influenzata dal nervosismo, certo, perché al segretario Pd non è proprio andata giù la richiesta del sindaco, ma il suo commento si allarga anche a un esame del ruolo di D’Alberto: «E’ ora di cominciare ad amministrare, basta andare in giro per Teramo per vede e lo dico perché anche io sono un cittadino di Teramo. E’ ora che prende in mano la vicenda della ricostruzione, come deve fare un sindaco del capoluogo e non stare a ricasco dei tempi, ci lavoro io ogni giorno che sono il sindaco di un piccolo comune, mi telefonano più quelli dell’opposizione che i miei per sapere. Prenda di petto la situazione e la smetta di andare per cimiteri a passeggio. La campagna elettorale – rincara Minosse – è finita, che fa il grillino? La Lega e il Movimento 5 Stelle fanno campagna elettorale…». Ma allora che succederà all’assemblea? «Io sono sicuro che dentro alla Ruzzo ci sarà l’unanimità – conclude Minosse -, perché i sindaci sono convinti che questo Cda ha fatto bene e deve continuare nel propio lavoro».