TERAMO – La gara di appalto per la gestione del bar dell’ospedale Mazzini va aggiudicata di nuovo. La Asl stavolta dovrà però attenersi ai criteri che salvaguardino soprattutto la par condicio tra i concorrenti ed esercitare la verifica delle offerte anomale. Lo ha stabilito il Tribunale amministrativo regionale che dopo aver accolto, il mese scorso, la richiesta di sospensiva avanzata dalla Pap Srl del Gruppo Gabella-Facciolini di Teramo, adesso ha confermato il proprio parere nel giudizio di merito. Dunque, si tornerà daccapo a valutare le offerte ma su un presupposto diverso, considerato che un altro dei motivi sollevati dai giudici amministrativi, anche in questo caso dando ragione ai ricorrenti rappresentati dagli avvocati Roberto Colagrande e Gennaro Lettieri, l’offerta presentata dalla temporanea vincitrice Basilisco Srl di Sora in provincia di Frosinone, è viziata da un eccesso di rialzo.
La gara d’appalto, da quasi 3 milioni di euro, riguarda una delle attività commerciali più remunerative della provincia: è di proprietà della Asl di Teramo ed è gestito dalla società Basilisco dal 2014. L’aggiudicazione-rinnovo c’è stata il 22 del mese di ottobre 2018, e prevede che si occupi del bar per i prossimi 4 anni, più altri due di possibile proroga, cioè fino all’autunno del 2024. Con il ricorso, la Pap Srl gli avvocati Roberto Colagrande e Gennaro Lettieri, rappresentanti legali della teramana Pap, hanno basato il ricorso su un presunto eccesso di rialzo dell’offerta. Anche i giudici, nella sentenza depositata giovedì scorso 7 marzo, hanno ritenuto che l’offerta di partenza dovrebbe essere uguale per tutti i concorrenti e basata su una stima del valore dell’appalto indicato nell’avviso di gara. E non, come avvenuto nella gara aggiudicata dalla Asl, in un confronto tra le offerte presentate nella gara stessa. La società Basilisco Srl si è aggiudicata il bar del “Mazzini” offrendo alla Asl un canone annuo di 276mila euro, iva esclusa (per un rialzo percentuale pari al 38% sul canone posto a base d’asta) e un aggio sul fatturato del 17% (per un rialzo percentuale del 10% rispetto alla percentuale minima ammessa del 7%)” che annonta a 222mila euro. Un totale di 498 mila euro l’anno, che per i previsti sei anni d’appalto fanno la cifra di 2milioni 988mila euro. Due i motivi che hanno giustificato l’annullamento della delibera di aggiudicazione dell’affidamento. Il primo: per giurisprudenza costante, nelle gare per l’affidamento delle concessioni di servizi l’amministrazione deve stimare il valore presunto della concessione secondo i criteri di cui all’art 167 d.lgs. n. 50/2016 per consentire ai concorrenti di formulare un’offerta seria. La stessa possibilità di formulare un’offerta seria è condizionata dall’essere uguali, per tutti i concorrenti, gli elementi – fra i quali il valore della concessione – da tenere in considerazione; Secondo: ammettere la possibilità per ciascun concorrente di porre, a fondamento della propria offerta, un valore diverso da quello stabilito dall’avviso di gara equivale a porre in discussione il principio della par condicio fra i concorrenti, la cui lesione è resa concreta dal fatto che la verifica dell’anomalia dell’offerta è stata condotta sulla base di detto valore diverso, non già di quello stabilito nell’avviso di gara. I giudici hanno condannato la Asl di Teramo anche al pagamento in favore della ricorrente delle spese processuali (3.000 euro). Ricordiamo che alla gara sono state ammesse quattro ditte: oltre alla Basilisco e alla Pap, anche la Cooperativa Arcobaleno di Rionero Sannitico, provincia di Isernia, e l’associazione temporanea di imprese tra “La Cascina Global Service” e la “Vivenda Spa” di Roma.