TERAMO – Non ci sono soltanto le 48mila ore di straordinario svolte nel 2018, ma in generale un rapporto di forze impari che pone questo lavoro molto lontano dalla dignità che è diritto di ogni lavoratore: appena 133 agenti contro 430 detenuti. Sono i numeri che da soli denunciano le condizioni di lavoro degli uomini della penitenziaria del carcere di Castrogno. Sono contenuti nell’ennesima lettera che le organizzazioni sindacali hanno indirizzato al sottosegretario alla giustizia, l’onorevole Jacopo Morrone, ma anche a tutti i responsabili dei vari uffici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, al prefetto e alle autorità locali. I sindacati Sappe, Uilpa, Sinappe, Cisl, Cgil, Usppe e Osapp, chiedono che alla vigilia della chiusura dei corsi per allievi agenti (a prevista per fine giugno), una parte dei circa 2.700 nuovi agenti possa venir destinato in un penitenziario dove manca il 40% del personale previsto e quello che ci lavora soffre difficoltà che ne mettono a rischio la sicurezza e la salute. Perché se è vero che nel 2017 l’organico in servizio a Castrogno era individuato in 216 unità, a fronte della gestione di 330 detenuti, ad oggi nelle sezioni è impegnato un risicato numero di 160 agenti di polizia penitenziaria che, tolti tutti coloro che sono in distacco presso altre sedi, in missione o assenti per malattia, distacchi sindacali o in congedo per imminente pensionamento, arrivano ad esserne effettivamente in servizio 133, ovvero 83 in meno del previsto. Questo a fronte a un aumento fino a 430 dei detenuti.
“Il personale effettivo, rimasto in servizio – scrivono i segretari provinciali dei sindacati di polizia penitenziaria -, è aggravato da un consistente carico di lavoro ed esposti ad un notevole stress lavorativo con possibilità di incorrere nella ‘sindrome del burnout’. Ogni giorno, infatti, sono costretti a ricoprire più posti di servizio contemporaneamente e svolgere prestazioni di lavoro non inferiore alle otto ore e in ambienti di lavoro spesso insalubri e insicuri, causati dal sovraffollamento e dall’inadeguatezza edilizia della struttura penitenziaria”. Ecco perchè, assieme all’assegnazione di personale in previsione dell’uscita dai corsi degli allievi, anche un intervento sull’edilizia, per “automatizzare le postazioni di servizio, mettere a norma e ristrutturare sia il padiglione detentivo, sia la Caserma, sia gli uffici e soprattutto il locale mensa”.