TERAMO – Il Comune di Teramo eserciterà il diritto al gradimento del nuovo socio privato della Teramo Ambiente nell’ambito della procedura competitiva che entro due mesi al massimo porterà a individuarlo, in sostituzione della curatela fallimentare veneziana. Ma questo non si tradurrà, semmai fosse l’imprenditore teramano Franco Iachini, necessariamente in una bocciatura. Lo fa sapere il sindaco Gianguido D’Alberto chiamato a commentare l’iniziativa del curatore della quota Enertech, Marco Basaglia, che ha dato il via all’asta per piazzare, oltre alle altre proprietà della fallita impresa, soprattutto il 49 per cento del capitale della partecipata teramana.
Il primo cittadino è combattuto tra la mai accantonata idea di una TeAm tutta pubblica, l’intrigante progetto di rilanciare la municipalizzata con l’ingresso di fondi freschi e per di più di un imprenditore locale, e le non meglio interpretate linee di indirizzo dell’Agir regionale in tema di rifiuti. Ma deve soprattuto evitare di contraddirsi rispetto a un parere che ha recapitato al giudice fallimentare veneziano, a firma del professor Vincenzo Cerulli Irelli, che tutto sommato avrebbe voluto intralciare la strada all’ingresso di un nuovo socio, giocando sulla questione dei requisiti tecnici. Lo stesso Iachini ieri è stato lapidario sulle questioni giuridico amministrative: “I miei legali dicono ben altro, anche perché i requisiti sono in capo alla TeAm prima ancora che ad Enertech. Ad ogni modo è prematuro parlarne perché non sappiamo nemmeno se sarò io ad aggiudicarmi le quote – ha detto -. Ricordando che siamo arrivati in zona Cesarini proprio per quel parere legale del Comune, che ha avuto il ‘merito’ di ritardare la pubblicazione del bando fin quasi a farmi desistere, è materia che se servirà sarà demandata a un giudice terzo”.
Il Comune socio di maggioranza nella società mista pubblico-privata, per usare le parole di D’Alberto, starà a guardare chi si aggiudicherà le quote, per poi esercitare il gradimento, “a tutela dell’azienda, dei lavoratori, del servizio e in fin dei conti anche dello stesso socio privato. Purtroppo – ha detto il sindaco di Teramo – ci portiamo dietro un problema irrisolto dal 2010 che è stata la causa dei mali che oggi la Teramo Ambiente soffre: la conferma illegittima del servizio. Da lì è scaturito tutto, non è stato mai firmato un contratto, poi c’è stata la trasformazione di Enerambiente in Enertech, l’inchiesta con gli arresti nel 2011, il fallimento. Nessuno ha mai estromesso il socio privato pur in carenza di requisiti e questo oggi noi lo paghiamo”. Dunque niente asta, il Comune non concorrerà all’acquisto delle quote: “Assolutamente no, primo perché non c’è disponibilità di quelle somme e poi perché il valore assegnato all’asta è spropositato rispetto alle commesse in atto, l’unica è quella di Teramo, al contesto normativo e alla situazione attuale della società. Diciamo – ha aggiunto il sindaco D’Alberto – che manteniamo una posizione di ragionevole e responsabile flessibilità. Vigileremo al rispetto normativo e del diritto a garanzia di tutti i protagonisti. E soprattutto vorrò parlare con il governatore Marco Marsilio perché non si possono tenere in ostaggio i Comuni che devono fare le gare e sono bloccati dall’inerzia dell’Agir”.
Ma si tratta di una bocciatura verso l’imprenditore Iachini? “Assolutamente no. Anzi, ho più volte ribadito che proprio l’esistenza di un imprenditore locale e per di più teramano, porrebbe la TeAm nella condizione di conoscere un rilancio importante perché, vedete, fino ad oggi in questa azienda una parola è rimasta sconosciuta: piano industriale. Sarà molto importante sapere cosa vorrà fare il nuovo socio in un’azienda ridotta molto male ma dalle potenzialità enormi”.
Il piano industriale secondo Iachini dovrà porre al centro la questione finanziaria: “Servono soldi freschi – dice l’imprenditore che ha venduto di recente la sua azienda, la infomobility.it, a un fondo inglese -, mezzi nuovi, tornare a pianificare investimenti e nuovi progetti come sul cimitero, l’impianto crematorio, le energie innovative, un nuovo sistema di raccolta, ricreare le garanzie e la fiducia delle banche. Paradossalmente il settore rifiuti sarà quello meno redditizio”.
Per l’imprenditore teramano è già un successo aver disincagliato la TeAm dalle secche di una situazione difficile: “Ritengo che la messa in vendita delle quote private sia un successo per la città, perché ha salvato la TeAm dal rischio che venissero portati i libri in tribunale – commenta Iachini -. Se ne farò parte, valuterò con attenzione la situazione, studieremo un piano industriale che punti al risanamento, alla redditività e perché no alla valorizzazione che la renda appetibile e porti un domani ad una gara a doppio oggetto in cui un nuovo socio concorrerà a un appalto almeno decennale. A me interessa rilanciare un’azienda teramana che è strategica per la comunità, che dà lavoro a numerosi teramani, cercando di portare in essa anche l’innovazione che mi caratterizza come imprenditore”. Sul valore eccessivo concorda con il sindaco: “A conti fatti, considerato che è in vendita il 49%, la valutazione che si dà alla TeAm in questo momento è di oltre 2,3 milioni di euro, e mi sembra un pò eccessivo: l’azienda vale meno di zero in questo momento, paghiamo il potenziale di sviluppo”.
Il primo cittadino è combattuto tra la mai accantonata idea di una TeAm tutta pubblica, l’intrigante progetto di rilanciare la municipalizzata con l’ingresso di fondi freschi e per di più di un imprenditore locale, e le non meglio interpretate linee di indirizzo dell’Agir regionale in tema di rifiuti. Ma deve soprattuto evitare di contraddirsi rispetto a un parere che ha recapitato al giudice fallimentare veneziano, a firma del professor Vincenzo Cerulli Irelli, che tutto sommato avrebbe voluto intralciare la strada all’ingresso di un nuovo socio, giocando sulla questione dei requisiti tecnici. Lo stesso Iachini ieri è stato lapidario sulle questioni giuridico amministrative: “I miei legali dicono ben altro, anche perché i requisiti sono in capo alla TeAm prima ancora che ad Enertech. Ad ogni modo è prematuro parlarne perché non sappiamo nemmeno se sarò io ad aggiudicarmi le quote – ha detto -. Ricordando che siamo arrivati in zona Cesarini proprio per quel parere legale del Comune, che ha avuto il ‘merito’ di ritardare la pubblicazione del bando fin quasi a farmi desistere, è materia che se servirà sarà demandata a un giudice terzo”.
Il Comune socio di maggioranza nella società mista pubblico-privata, per usare le parole di D’Alberto, starà a guardare chi si aggiudicherà le quote, per poi esercitare il gradimento, “a tutela dell’azienda, dei lavoratori, del servizio e in fin dei conti anche dello stesso socio privato. Purtroppo – ha detto il sindaco di Teramo – ci portiamo dietro un problema irrisolto dal 2010 che è stata la causa dei mali che oggi la Teramo Ambiente soffre: la conferma illegittima del servizio. Da lì è scaturito tutto, non è stato mai firmato un contratto, poi c’è stata la trasformazione di Enerambiente in Enertech, l’inchiesta con gli arresti nel 2011, il fallimento. Nessuno ha mai estromesso il socio privato pur in carenza di requisiti e questo oggi noi lo paghiamo”. Dunque niente asta, il Comune non concorrerà all’acquisto delle quote: “Assolutamente no, primo perché non c’è disponibilità di quelle somme e poi perché il valore assegnato all’asta è spropositato rispetto alle commesse in atto, l’unica è quella di Teramo, al contesto normativo e alla situazione attuale della società. Diciamo – ha aggiunto il sindaco D’Alberto – che manteniamo una posizione di ragionevole e responsabile flessibilità. Vigileremo al rispetto normativo e del diritto a garanzia di tutti i protagonisti. E soprattutto vorrò parlare con il governatore Marco Marsilio perché non si possono tenere in ostaggio i Comuni che devono fare le gare e sono bloccati dall’inerzia dell’Agir”.
Ma si tratta di una bocciatura verso l’imprenditore Iachini? “Assolutamente no. Anzi, ho più volte ribadito che proprio l’esistenza di un imprenditore locale e per di più teramano, porrebbe la TeAm nella condizione di conoscere un rilancio importante perché, vedete, fino ad oggi in questa azienda una parola è rimasta sconosciuta: piano industriale. Sarà molto importante sapere cosa vorrà fare il nuovo socio in un’azienda ridotta molto male ma dalle potenzialità enormi”.
Il piano industriale secondo Iachini dovrà porre al centro la questione finanziaria: “Servono soldi freschi – dice l’imprenditore che ha venduto di recente la sua azienda, la infomobility.it, a un fondo inglese -, mezzi nuovi, tornare a pianificare investimenti e nuovi progetti come sul cimitero, l’impianto crematorio, le energie innovative, un nuovo sistema di raccolta, ricreare le garanzie e la fiducia delle banche. Paradossalmente il settore rifiuti sarà quello meno redditizio”.
Per l’imprenditore teramano è già un successo aver disincagliato la TeAm dalle secche di una situazione difficile: “Ritengo che la messa in vendita delle quote private sia un successo per la città, perché ha salvato la TeAm dal rischio che venissero portati i libri in tribunale – commenta Iachini -. Se ne farò parte, valuterò con attenzione la situazione, studieremo un piano industriale che punti al risanamento, alla redditività e perché no alla valorizzazione che la renda appetibile e porti un domani ad una gara a doppio oggetto in cui un nuovo socio concorrerà a un appalto almeno decennale. A me interessa rilanciare un’azienda teramana che è strategica per la comunità, che dà lavoro a numerosi teramani, cercando di portare in essa anche l’innovazione che mi caratterizza come imprenditore”. Sul valore eccessivo concorda con il sindaco: “A conti fatti, considerato che è in vendita il 49%, la valutazione che si dà alla TeAm in questo momento è di oltre 2,3 milioni di euro, e mi sembra un pò eccessivo: l’azienda vale meno di zero in questo momento, paghiamo il potenziale di sviluppo”.
Sul gradimento del Comune dice che la posizione del sindaco D’Alberto è “assolutamente corretta”, di essere tranquillo perché la valutazione “non può che essere sul valore imprenditoriale”, e che se fosse negativo “mi riprenderò i miei soldi e toglierò il disturbo”.
Il futuro in una Spa con D’Alberto socio come lo vede?
“Da parte mia ci sarà il massimo impegno a sostenere il Comune nei confronti del debito, con una ipotesi di cartolarizzazione che i miei consulenti hanno già studiato. Però prevedo un rapporto di sicura collaborazione e condivisione sui programmi e sui progetti, perché condividiamo la conoscenza del territorio e siamo, soprattutto, teramani”.
C’è a questo proposito, un pò di allarme tra i lavoratori. Questi movimenti come coincideranno con il loro futuro, in maniera positiva o negativa?
“Il nuovo privato dovrà incidere molto su questo aspetto. Se sarò io, per prima cosa chiederò una riunione generale con tutti. Bisognerà motivarli, renderli partecipi in prima persona di un progetto di rilancio e sviluppo. Ma proprio perché cerco la condivisione, sarò determinato verso chi non farà la sua parte, a garanzia di tutti gli altri lavoratori. Sono loro che devono tenerselo a caro: nessun lavoro pubblico o privato è eterno, sono loro stessi che determinano la durata del loro rapporto con l’azienda, in base a come lavorano. Diciamocelo: in questa azienda c’è del sovraffollamento rispetto alle commesse. Che si fa, si licenzia? No, bisogna creare altri lavori per la TeAm e per farlo ci sarà bisogno soprattutto della flessibilità e della collaborazione dei dipendenti”.
Lei ha parlato con il sindaco, con il curatore fallimentare, lo ha fatto anche con i sindacati? “No, mai. Certo oggi per la TeAm non sono nessuno, ma un caffè al bar, come fatto con il sindaco, potrebbe essere normale chiedermelo”.
Il futuro in una Spa con D’Alberto socio come lo vede?
“Da parte mia ci sarà il massimo impegno a sostenere il Comune nei confronti del debito, con una ipotesi di cartolarizzazione che i miei consulenti hanno già studiato. Però prevedo un rapporto di sicura collaborazione e condivisione sui programmi e sui progetti, perché condividiamo la conoscenza del territorio e siamo, soprattutto, teramani”.
C’è a questo proposito, un pò di allarme tra i lavoratori. Questi movimenti come coincideranno con il loro futuro, in maniera positiva o negativa?
“Il nuovo privato dovrà incidere molto su questo aspetto. Se sarò io, per prima cosa chiederò una riunione generale con tutti. Bisognerà motivarli, renderli partecipi in prima persona di un progetto di rilancio e sviluppo. Ma proprio perché cerco la condivisione, sarò determinato verso chi non farà la sua parte, a garanzia di tutti gli altri lavoratori. Sono loro che devono tenerselo a caro: nessun lavoro pubblico o privato è eterno, sono loro stessi che determinano la durata del loro rapporto con l’azienda, in base a come lavorano. Diciamocelo: in questa azienda c’è del sovraffollamento rispetto alle commesse. Che si fa, si licenzia? No, bisogna creare altri lavori per la TeAm e per farlo ci sarà bisogno soprattutto della flessibilità e della collaborazione dei dipendenti”.
Lei ha parlato con il sindaco, con il curatore fallimentare, lo ha fatto anche con i sindacati? “No, mai. Certo oggi per la TeAm non sono nessuno, ma un caffè al bar, come fatto con il sindaco, potrebbe essere normale chiedermelo”.