TERAMO – Avrà uno strascico legale l’asta per la vendita delle quote private della Teramo Ambiente, aggiudicate a Venezia, mercoledì pomeriggio, alla Comir Srl del gruppo Gavioli. Il secondo round, dopo l’aggiudicazioe provvisoria alla società veneziana per la somma di 1 milione 755mila euro, si giocherà infatti sui tavoli del tribunale, al quale molto probabilmente ricorrerà l’imprenditore teramano Franco Iachini, la cui offerta è stata di 50mila euro in meno. I suoi legali stanno valutando tutti gli scenari legati alla procedura fallimentare per contestare la partecipazione all’asta di colui che della fallita Enertech, proprietaria delle azioni vendute, era il proprietario e presidente. E allora quella che doveva essere la soluzione per il rilancio industriale della Teramo Ambiente ha portato ancora più confusione sul campo. Il risultato della procedura competitiva ha raccolto molte impressioni votate al pessimismo, a cominciare da qualche consigliere di opposizione che, approfittando della seduta del Consiglio comunale di ieri mattina, ha cercato chiarimenti al sindaco Gianguido D’Alberto. Che è tornato a ripetere quanto dichiarato, a caldo: "Valuteremo con grande attenzione la documentazione che la curetale fallimentare ci farà avere ed eserciteremo la clausola del gradimento – ha detto -, ricordando che la priorità dell’amministrazione comunale, sul tema Teramo Ambiente, è quella di verificare i requisiti e trovare la strada per un regolare affidamento del servizio di igiene pubblica. Da troppo tempo questa situazione andava sanata. Adesso ci sono tre strade: bandire di nuovo una gara a doppio oggetto, affidare il servizio con una gara libera, a cui anche la TeAm potrebbe partecipare o percorrere la strada di. un affidamento in house al MoTe". Se molti addetti ai lavori hanno storto il muso, i sindacati stanno alla finestra ma hanno fatto capire che non concederanno sconti a difesa dei lavoratori e il primo cittadino attende le comunicazioni del curatore Marco Basaglia, c’è chi si sbilancia in un consiglio. E’ il caso della consigliera comunale pentastellata Pina Ciammariconi, che invita D’Alberto a "esercitare la clausola del gradimento" per bocciare la soluzione Gavioli e preferire o quella “dell’imprenditore del territorio o, nel caso in cui il Comune fosse in grado di trovare le risorse, una TeAm al 100% pubblica". La Ciammariconi ha le sue motivazioni: "Surreale – ha definito l’esito dell’asta Pina Ciammariconi -, la soluzione che emerge dalla procedura competitiva sembra priva di prospettive per un rilancio vero della TeAm: il nuovo socio tornerebbe ad essere proprio il vecchio socio". La soluzione Comir-Gavioli, non sarebbe dunque quella ottimale per il Movimento 5 Stelle.
Chi invece trae positive sensazioni da quanto accaduto a Venezia, è la governance della partecipata. Il presidente Pietro Bozzelli e l’amministratore delegato Pietro Palagatti, trovano un aspetto positivo nell’aggiudicazione delle quote: "Ci sentiamo gratificati dai numeri – hanno detto entrambi -, quelli che certificano il valore del nostro lavoro e dei nostri dipendenti che ogni giorno si impegnano per tenere viva la Teramo Ambiente: se ci sono stati due imprenditori che si sono battuti per conquistare il 49% della società, significa che la TeAm ha un valore. E quel milione e 755mila euro che saranno sborsati per l’acquisto, sono esattamente la stessa cifra ‘periziata’ nel 2015 per stabilire la quota di acquisto della parte. privata della partecipata comunale. Il mercato, insomma, ha certificato che il nostro lavoro ha mantenuto il valore delle azioni TeAm, alla faccia di chi vuole sostenere, ancora questa mattina, che la Teramo Ambiente non vale niente".