TERAMO – Mentre la Asl di Teramo verifica la proposta di project financing avanzata dalla Pizzarotti di Parma per la costruzione del nuovo ospedale, della eventuale nuova struttura sanitaria unica provinciale discute un rinnovato Comitato ristretto dei sindaci. Ad orientare i primi cittadini nella discussione, il sindaco Gianguido D’Alberto, che respinge l’ipotesi di un “mero contenitore” e rilancia la necessità, prioritaria, di renderlo “una opportunità per una crescita qualitativa e sostanziale dell’offerta sanitaria”. Sembra dunque una voce dissonante, in questa fase, rispetto all’impegno che l’azienda sanitaria sta profondendo nel recupero delle risorse necessarie, almeno quelle di competenza pubblica, per dotare la provincia di un moderno e tecnologicamente avanzato nosocomio unico. C’è in ogni caso chi fa notare al sindaco D’Alberto che c’era anche il suo voto favorevole (assieme ad altri 6 dell’attuale Consiglio), nella delibera consiliare dell’11 luglio di due anni fa che approvò la proposta di inserimento nel piano sanitario regionale, la realizzazione di un ospedale di secondo livello per acuti, definendola “una scelta strategica”.
Ieri la discussione del Comitato di sindaci (c’erano anche quelli di Alba, Antonietta Casciotti, di Atri, Piergiorgio Ferretti, di Sant’Omero, Andrea Luzii e di Castelli, Rinaldo Seca) ha scelto di chiedere l’acquisizione degli atti sulla realizzazione del nuovo ospedale, ha condiviso il principio “che non può essere slegata dalla valutazione del nuovo ospedale una visione complessiva della rete sanitaria provinciale” e di invitare alla prossima seduta, al massimo entro due settimane, l’assessore regionale alla Sanità, Simonetta Verì. L’idea è di aprire con lei “un confronto ad ampio raggio sulle tematiche che interessano la nostra realtà in relazione agli indirizzi politici della nuova giunta regionale”. Altri confronti, inoltre, saranno richiesti ai direttori dei quattro presidi sanitari della provincia.
Che in definitiva la realizzazione del nuovo ospedale potrebbe coincidere con un rilancio importante dell’offerta sanitaria teramana, lo si deduce anche dal contenuto delle richieste avanzate allo stesso Comitato ristretto dal Tribunale per i Diritti del Malato, che in questa riunione era stato invitato. I suoi rappresentanti, Vincenzo Di Benedetto e Stefania Migliaccio, hanno sottolineato il depauperamento in termini di professionalità all’interno della Asl e dei presidi, con conseguenza diretta sulla cosiddetta mobilità passiva. Ecco allora la necessità “di rimodulare l’offerta sanitaria ponendo il malato al centro di ogni attività e di ogni finalità”, non senza riferimento alle criticità rappresentate dalle dirigenze di alcuni reparti.
Tutto questo mentre nelle ore precedenti, la ministra della Salute, Giulia Grillo, ha varato il suo primo (ri)finanziamento del fondo nazionale dell’edilizia sanitaria, in sostanza quello che una volta era l’articolo 20, e utilizzabile dalle Regioni per l’ammodernamento ospedaliero e l’innovazione tecnologica. L’ultima approvazione della Conferenza Stato-Regioni ha indirizzato verso l’Abruzzo una futura dotazione di 89,5 milioni di euro, ovvero quasi il 2,5% dei 4 miliardi di euro stanziati in tutto il Paese. Non era la buona notizia che ci si aspettava sul fronte del fondo pubblico destinato proprio all’ospedale di Teramo (81,6 mln ‘dedicati’) ma di sicuro predispone all’ottimismo perché anche su quel capitolo arrivi a conclusione l’iter procedurale.
Ultima nota nel processo di gestione della riunione del Comitato ristretto è stata l’analisi del parere da dare alla giunta regionale circa il raggiungimento degli obiettivi da parte del direttore generale Roberto Fagnano. I sindaci hanno subordinato questa valutazione a quella dei documenti necessari, che ieri hanno richiesto, e la renderanno al massimo entro una ventina di giorni.