TERAMO – Dovrà attendere ancora una settimana per rientrare ufficialmente nella sede della Teramo Ambiente, al terzo piano del Palazzo del Banco di Napoli, Luca Ranalli. L’avvocato romano 52enne, revocato dal ruolo di amministratore delegato ai primi di febbraio del 2017, prenderà il posto del revocato presidente Pietro Bozzelli. Lo ha designato il sindaco Gianguido D’Alberto, ‘pescando’ il suo curriculum tra i 25 pervenuti al Comune, preferendolo a Luca Zaccagnini, il 39enne ingegnere aquilano dato per sicuro nuovo presidente ma la cui parziale disponibilità ad essere presente in TeAm lo ha fatto ‘sorpassare’ da Ranalli. Perchè il Cda trasformi questa designazione in nomina a presidente successore di Bozzelli, serve però una valida assemblea dei soci: anche ieri il secondo tentativo è andato a vuoti, mancando proprio quel Marco Basaglia curatore fallimentare dell’Enertech che aveva revocato Ranalli, dopo poco più di tre anni di mandato da amministratore delegato, compito affidatogli in sostituzione di Paolo Troiano dal predecessore di Basaglia, Andrea Bonifacio, nel ruolo di curatore giudiziale quando Enertech era in concordato, nel dicembre 2013.
Adesso Ranalli torna però in Cda in posizione rappresentativa diversa, come era al suo arrivo in TeAm, nel settembre 2012. Allora nel Cda rappresentava il Comune di Teramo, ma dopo un anno diventò Ad. Oggi, sostituendo Bozzelli, affiancherà il suo successore in quel ruolo, Pietro Pelagatti.
L’ex Ad non si è fatto pregare due volte a ripercorrere a ritroso la strada verso Teramo da Giulianova, dove, appena un mese dopo l’uscita da TeAm, era stato nominato amministratore delegato della Giulianova Patrimonio, la società in house del Comune, allora guidato da Francesco Mastromauro. E mai la chiamata di Gianguido D’Alberto, targata ancora centrosinistra, sembra più opportuna alla vigilia dell’insediamento di una nuova amministrazione, sicuramente di centrodestra. Con questa designazione a sorpresa a Teramo, potrebbe mettersi al riparo da eventuali pruriti da spoil system del nuovo sindaco, sia esso Jwan Costantini che Pietro Tribuiani. In caso contrario condividerà i due ruoli, superando ogni previsione di incompatibilità, che al momento non sembra sussistere, e che nella peggiore delle ipotesi potrebbe comportargli la rinuncia a uno dei due emolumenti.
A rendere decisiva la scelta di Gianguido D’Alberto, la conoscenza della partecipata dove ha trascorso cinque anni della sua carriera da manager, ma soprattutto la competenza in materia. Che è indiscussa, nonostante spesso la spigolosità del carattere l’ha relegata in secondo piano. Lo ha ricordato anche il sindaco motivando la selta: "La valutazione è stata effettuata – ha detto -, in considerazione della competenza e dell’esperienza necessarie per affrontare la grave emergenza che attraversa allo stato attuale la Teramo Ambiente, la quale richiede interventi immediati e non più procrastinabili tali da determinare la necessità di individuare una figura che conosca il settore e l’azienda stessa".
Ranalli è stato amministratore antagonista fino alla rottura, dichiarata oltre che evidente, con l’ex sindaco Maurizio Brucchi. E proprio sotto il profilo delle scelte aziendali, non si può certo dire che non abbia fatto il braccio operativo del ‘padrone’ (privato). Se ne ricordano i duri confronti con i sindacati, i licenziamenti facili e l’avvio delle procedure di esubero, il continuo fronteggiarsi con uffici comunali ed esecutivo politico, le torride presenze nelle Commissioni consiliari. Quanto gli tornerà utile aver fatto esperienza di quegli ultimi mesi in TeAm, solo Ranalli può saperlo. Di sicuro una delle principali curiosità sarà conoscere se ha cambiato idea su alcune poste di bilancio della partecipata, visto che adesso dovrà valutarle dal fronte opposto. Grazie a lui, infatti, i ‘crediti inesigibili’ sono diventati materia popolare negli affari TeAm, strenuamente richiesti al Comune, anche se con poca fortuna. Ranalli infatti quel credito che a lungo ha tentato di recuperare a bilancio, lo ritrova e nel frattempo lievitato ad oltre 3,5 milioni di euro. Strana mossa che il sindaco, dopo i tagli a Pef e consuntivi passati e presenti e davanti a un mai risolto debito milionario, abbia scelto come suo uomo di fiducia nel Cda proprio chi, in passato, ebbe tanto impegno nel recuperare proprio quelle somme. Sfidando perfino lo stesso Cda e chi lo aveva nominato, per ricorrere personalmente al Tar (perdendo) contro la gara a doppio oggetto bandita dal Comune. Adesso, tra l’altro, trova anche un arbitrato richiesto dalla governance Bozzelli-Pelagatti.
E semmai il tribunale di Venezia dovesse confermare l’aggiudicazione delle quote alla Comir del Gruppo Gavioli, Ranalli ritroverebbe nella governance del gruppo, che riprenderà il 49% delle quote, anche il suo ‘mentore’ Andrea Bonifacio, che lo nominò in TeAm. Scacco matto? Chissà, forse per questo Gianguido D’Alberto e Luca Ranalli nei giorni precedenti alla designazione hanno parlato a lungo.