TERAMO – E’ una mobilitazione permanente quello che hanno avviato questa mattina a Teramo una quindicina di sindaci del cratere del terremoto del Centro Italia, riuniti da quello di Teramo, Gianguido D’Alberto, tra i quali i primi cittadini di Norcia, Nicola Alemanno e di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci, oltre ai vertici dell’Anci, con il coordinatore nazionale Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia, e il coordinatore Lazio, Enrico Diacetti, e il presidente Abruzzo, Lucio Lapenna.
Alla base c’è l’insoddisfazione per il mancato accoglimento degli emendamenti al decreto sblocca cantieri, in conversione iegge al Senato, in particolare sul personale dei comuni e degli Uffici speciali per la ricostruzione e le dotazioni finanziarie ad esso collegate. “Vogliamo che il Governo inserisca della legge di conversione del decreto sblocca cantieri in discussione al Senato domani – ha detto D’Alberto – vengano accolte le richieste che i sindaci stanno facendo per salvare i loro territori. Al momento la risposta è stata totalmente insufficiente – ha aggiunto il sindaco di Teramo -, oggi parte una mobilitazione permanente che seguirà i lavori parlamentari, ma che rimarrà ovviamente in piedi fino a che i nostri territori non conosceranno risposte che meritano”. Dai primi cittadini con le fasce tricolore, riuniti simbolicamente sotto il loggiato della sede municipale inagibile per il sisma, arriva un coro unanime: “A Norcia – ha detto il sindaco della cittadina umbra martoriata, il presidente del Consiglio, alla presenza di tanti amministratori e tecnici, aveva chiesto esplicitamente che venissero accolti tutti gli emendamenti che avevamo concordato: si era reso conto che fossero necessarie le modifiche alle norme, perché la ricostruzione non è soltanto quella materiale delle case, ma comprende anche la fiscalità, i sostegni alle imprese, il paesaggio. Noi dobbiamo sbloccare il più grosso cantiere del Paese: siamo disposti a rimetterci a sedere a un tavolo ma non possiamo perdere questo ultimo treno”. Anche il sindaco di Arquata, come Mangialardi e D’Alberto, che non hanno escluso forme di protesta più forti come il blocco della Salaria o l’invasione pacifica del Parlamento a Roma, hanno ribadito che “servono misure straordinarie per una situazione grave e le vogliamo subito, dentro al decreto sblocca cantieri”. “Le elazioni sono passate – ha detto Petrucci -, le promesse sono state tante, adesso vogliano che vengano mantenute, noi non possiamo più sentire le nostre popolazioni lamentarsi”. La partita si gioca a Roma – hanno detto a gran voce i sindaci, molti dei quali sono arrivati dai comuni della zona montana teramana e aquilana -, “si tratta di una chiamata di responsabilità per tutti i parlamentari, si stringano attorno al territorio – ha concluso D’Alberto – per dare risposta ai territori come noi sindaci lo stiamo facendo da due anni e mezzo. Potremo ripartire solo attraverso modifiche legislative, adesso è il momento di farle”.