TERAMO – Quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere e una agli arresti domiciliari (una sesta persona è attualmente irreperibile), sono il bilancio dell’operazione ‘Subjection’, che ha smantellato un’organizzazione nigeriana dedita al favoreggiamento della prostituzione di connazionali lungo la strada provinciale numero 1 ‘Bonifica del Tronto’. Le indagini, condotte da oltre un anno dal personale della dalla squadra mobile della questura di Teramo diretto dal vicequestore aggiunto Roberta Cicchetti, coordinate dal pm presso la procura distrettuale dell’Aquila, David Mancini con l’applicazione del collega della procura teramana Stefano Giovagnoni, hanno permesso di ricostruire l’organizzazione che si occupava del reclutamento delle giovani africane che raggiungevano l’Italia con i barconi, dopo essere state sottoposte a riti voodoo con cui venivano soggiogate psicologicamente. Almeno 12 giovani donne erano state avviate alla prostituzione nella zona tra Martinsicuro e Castel di Lama, messe su strada per intrattenere i clienti e tenute sotto controllo con minacce di conseguenze fisiche per loro e i loro famigliari, proprio attraverso l’iniziazione religiosi subita in patria: erano costrette a restituire la somma di 25-30mila euro impegnate per pagare il viaggio in Italia e la gran parte dei proventi dell’attività di meretricio. A permettere di scalzare l’organizzazione, composta esclusivamente da donne che spalleggiavano la ‘madama’ responsabile dell’intera attività di prostituzione, sono state le dichiarazioni di una delle giovani donne, che ha deciso di ribellarsi allo stato di cose, ‘disegnando’ la composizione della banda criminale. Ad aiutare nel trasferimento e indirettamente anche nel controllo delle prostitute sui luoghi dove incontravano i clienti c’era un cittadino teramano, destinatario dell’unico provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari. Gerardo Di Sabatino, 62 anni di Teramo, è proprietario e comproprietario di due degli appartamenti dove dimoravano le giovani prostitute nigeriane. In manette, con l’accusa di tratta di esseri umani, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, sono finite Elizabeth Rashidat Solomon, nigeriana 31enne, Vera Obanor (34), Succes Adam (42) tutte residenti a Martinsicuro e Kate Osazuwa (35), residente a Monsampolo del Tronto.
In particolare, si è accertato che Solomon, Obanor e Adam sfruttavano la prostituzione delle giovani donne nigeriane ospitate in 5 appartamenti tra Martinsicuro (Teramo) e Castel di Lama (Ascoli Piceno), ne percepivano i proventi: erano loro a costituire il terminale di supporto dell’organizzazione nigeriana che ne aveva curato il reclutamento, la sottoposizione al rito in Nigeria e il viaggio in Italia.
Alcune delle vittime si trovano ancora in una condizione di assoggettamento totale a Kate Osazuwa, che le costringeva a prostituirsi per estinguere il loro debito, picchiandole e minacciandole anche con la forza intimidatrice di nuovi riti ‘juju’ da eseguire nei loro confronti, o di farle riportare in Nigeria.
Il percorso di assistenza alle giovani vittime ha consentito ad alcune di loro, nel corso delle indagini, a raccontare tra le lacrime, a personale della Squadra Mobile di Teramo, la storia di drammatica vulnerabilità vissuta fin dal momento del reclutamento ad opera dell’organizzazione in Nigeria, a Benin City, nel 2016, con la promessa di un lavoro e di un futuro migliore in Italia. C’era però da affrontare il rito ‘juju’ molto temuto dalle giovani donne. Il rito veniva condotto da un uomo anziano, il ‘witch doctor’ e costituiva garanzia del pagamento del debito di 25mila euro contratto per il viaggio, a pena della morte o ritorsioni verso i famigliari, in caso di mancato pagamento.