ATRI – Se il destino della senologia del San Liberatore di Atri è legato ai numeri, le speranze di salvare il reparto sono poche. Lo fa capire anche l’assessore regionale alla Sanità Nicoletta Verì, a margine della presentazione del corso di formazione per infermieri, a Teramo. "Il paziente va assistito con appropriatezza e sicurezza – ha detto l’assessore -, e per avere interventi in sicurezza vanno rispettate le norme e le regole, quindi i numeri degli interventi devono esere adeguati all’efficienza e all’efficacia di una struttura". Dunque, se Atri e Teramo insieme raggiungono o superano i 150 interventi all’anno necessari per istituire un hub funzionale e sicuro, nessun problema per il destino di Atri. Contro il trasferimento al Mazzini del chirurgo Renato Di Marco, con conseguente chiusura della Senologia dal 1° agosto, si sono mobilitati 10 sindaci dell’hinterland atriano ma l’assessore Verì dice di non aver ancora letto la lettere inviata a lei e al presidente della giunta regionale Marco Marsilio, assicurando però il suo interessamento e la sua disponibilità a studiare i numeri: "Quando si parla di senologia – ha aggiunto – bisogna rispettare gli standard, dovremo valutare numeri e coefficienti". Quanto al manifesto squilibrio tra l’applicazione della norma regionale nella Asl di Teramo e nelle altre azienda abruzzesi, la Verì ha promesso una verifica: "Sarà mia attenzione perchè si rispetti una equa distribuzione in tutta la regione; la Senologia è un’attività complessa, i parametri di riferimento sono importanti perchè vanno a salvaguardare il livello qualitativo degli interventi".
Certo pensare che proprio ad Atri, dove c’è il motore trainante dello screening del carcinoma della mammella, assistere alla chiusura della Senologia potrebbe apparire una contraddizione: "E’ vero, Teramo ha uno screening di assoluto livello, con numeri importanti: potrebbe essere per questo il punto di riferimento regionale in questo campo", ha chiuso l’assessore Verì. Ma i primi cittadini di Atri, Arsita, Bisenti, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Montefino, Cermignano, Cellino Attanasio, Silvi e Pineto puntano proprio sulla disparità di trattamento per Atri, come lo fu per il suo punto nascita: "Quella stessa legge che prevedere l’accentramento a Teramo della Senologia – dicono – dovrebbe avere efficacia anche per gli Ospedali periferici di Lanciano, Avezzano e Ortona. Come spiegare questa disuguaglianza? Così come non si è mai spiegata, ad esempio, la chiusura del punto nascita di Atri, con più di 500 parti l’anno, a fronte di scelte diverse con numeri assai più limitati, per ragioni di sicurezza, ora non si spiegherà la perdita dell’ottimo servizio di senologia presente nel nosocomio atriano". I sindaci chiedono “per l’Ospedale di Atri, che sta vivendo una fase caratterizzata da disattenzioni (o da particolari attenzioni), di discutere, di lavorare nell’ottica della programmazione, con chiare prospettive. Lo chiediamo – scrivono i 10 sindaci a Marsilio – per l’Ospedale certamente, ma anche e soprattutto per i nostri cittadini che sono la ragione stessa dell’esistenza del nosocomio stesso”.