TERAMO – Funziona nel tunnel, non funziona sotto il tunnel il piano di emergenza, nel Traforo del Gran Sasso. O, meglio, non funziona la comunicazione, ed è un brutto segnale, perchè significa che tutto quanto accaduto nel passato e le polemiche che ne sono scaturite, non hanno insegnato ancora nulla.
Un passo indietro. Alle 8 del mattino del 29 agosto, una Peugeot prende fuoco all’interno del tunne in direzione L’Aquila. Scatta l’allarme, gli occupanti vegono messi in salvo, il sistema antincendio delle squadre cui si appoggia Strada dei Parchi è tempestivo, come l’intervento dei vigili del fuoco: incendio spento, viabilità sotto controllo, la corsia di emergenza lasciata libera nella ‘canna’ stradale ha facilitato il soccorso.
Trascorre poco tempo e la sala di controllo della Ruzzo Reti rileva l’intervento del sistema di sonde che garantisce la sicurezza dell’acqua sotto al Gran Sasso: c’è un’alterazione dei valori delle sostanze e la Ruzzo decide di mettere le acque a scarico. Intanto si avvia la macchina dei controlli e viene coinvolta anche la Asl per la parrte di sua competenza. Messa al sicuro la salute dei cittadini si cerca di capire cosa sia successo e se le analisi non diano un falso negativo.
La stampa scrive di un incendio dentro la canna, a qualcuno si accende la lampadina.
Ma alla Ruzzo Reti sono stati avvisati? Alla Asl ne sanno qualcosa? Perchè Strada dei Parchi non ha avvertito? Mistero. Intanto l’acqua continua ad andare a scarico, oltre 500 litri al secondo.
Questo continua per l’intera giornata, fino a quando, in serata viene convocato un tavolo in prefettura al quale partecipano tutti gli attori del famoso ‘sistema acquifero del Gran Sasso’. Chissà cosa si saranno detti. Chissà se qualcuno avrà fatto notare il difetto, grossolano, di comunicazione.
Per fortuna, almeno, le controanalisi di Arta e Asl arrivano: alle 23 tutto è tornato nella norma, le acque del Gran Sasso possono tornare nell’alveo dell’Acquedotto. Abbiamo rischiato di restare di nuovo a secco. Ancora una volta senza motivo.