TERAMO – Resiste da dieci anni la trattativa tra l’Istituto diocesano per il sostentamento del Clero e l’azienda Cave Canem di Campli che sul terreno dell’Ente religioso porta avanti l’attività estrattiva, che oggi arriva prepotentemente alla ribalta dell’opinione pubblica. Ci ha pensato la Filca-Cisl, rendendo nota l’ingiunzione di pagamento, seguita da un pignoramento presso terzi di 250mila euro, che metterebbe a rischio il lavoro e lo stipendio delle 15 famiglie di lavoratori. "Preoccupa seriamente" anche il vescovo, monsignor Lorenzo Leuzzi, la vicenda, al punto da auspicarsi "che si giunga il prima possibile ad un accordo fra le parti che salvaguardi i posti di lavoro dei dipendenti e che sia garantita la giustizia sociale senza strumentalizzare i dipendenti e gli operai". Perchè il sospetto che le maestranze siano utilizzati come ‘scudi umani’ è forte, proprio perchè la vertenza è datata almeno dal 2010 e che quello che si legge in queste ore assume il sapore di mossa da ultima spiaggia.
Perchè se è vero, come la Filca Cisl che segue la vicenda, "le due parti erano giunte alla definizione dell’intera partita economica, attraverso un accordo sostenibile dall’azienda e che rispondeva alle richieste economiche dell’istituto religioso, ma gli ultimi dettagli relativi alle garanzie dello stesso accordo e l’imminenza delle ferie estive, hanno fatto sospendere le trattative", con l’improvvisa notifica di ingiunzione e pignoramento, l’Istituto diocesano lo definiscono un atto non più rinviabile dopo una serie di inadempienze dell’azienda. Secondo quanto riporta l’Isdc – organismo ecclesiale non religioso e indipendente dalla Diocesi – dopo oltre 10 anni di mancata corresponsione di quanto dovuto da parte della Cave Canem e il rinvio di azioni legali nell’interesse dei lavoratori, soltanto nel 2013 si è tentato "di condurre un arbitrato per la determinazione del dovuto che, seppur portato avanti da un geologo di fiducia scelto di comune accordo da entrambe le parti, non è stato accolto dalla Cave Canem nel risultato raggiunto". Un altro accordo sarebbe stato trovato, faticosamente, nel luglio di un anno fa (2018), "favorendo la Cave Canem, con la riduzione significativa dell’importo dovuto – dice ancora l’istituto diocesano per il sostentamento del Clero -. Scelta fatta per garantire la continuità occupazionale dei dipendenti. Tuttavia, inspiegabilmente l’azienda non ha firmato l’accordo, costringendo l’IDSC a passare dalle vie extra giudiziarie a quelle legali".
”Ci aspettiamo che l’istituzione religiosa – hanno scritto nella loro lettera i lavoratori -, anche nel pieno diritto delle sue azioni, faccia tutto quanto in suo potere per aiutarci a tutelare il lavoro, le retribuzione e le famiglie dei dipendenti dell’azienda". Come si può sbloccare la situazione? "Da parte dell’Idsc c’è stata, e c’è tutt’ora, la massima disponibilità a giungere a un accordo in tempi ragionevolmente brevi, come auspica il Vescovo. Si attende ora la massima disponibilità a compiere passi concreti da parte della Cave Canem, che garantisca la risoluzione del contenzioso – dicono dall’Istituto diocesano -".