TERAMO – Gli agenti della Polizia stradale di Teramo diretti dal vicequestore Nadia Carletti, non hanno mai mollato la presa: trovare la donna che con la sua macchina aveva investito Camillo Pechini, 89 anni, a Colleranesco, poi deceduto dopo 40 giorni di agonia, è stato traguardo da raggiungere a tutti i costi. Adesso sembra che la caccia sia all’epilogo. Da qualche giorno una macchina è stata posta sotto sequestro e una donna iscritta sul registro degli indagati per omicidio stradale dal pm che conduce l’inchiesta, Stefano Giovagnoni. A tre mesi di distanza da quella tragedia, qualcuno potrebbe rispondere del delitto stradale che sembrava essere definitivamente affidto all’oblìo. Tre mesi nei quali si era interessato del caso anche la trasmissione televisiva Chi l’ha visto?, alla quale la moglie della vittima, Maria, e i figli Francesco e Ada, si sono rivolti nella speranza che l’investitrice raccogliesse l’appello al coraggio civico di presentarsi alle forze dell’ordine, dopo essersi allontanata senza soccorrere l’anziano. Così non è stato ma all’identificazione e alla segnalazione al magistrato ci hanno pensato i tecnici della Polstrada di Teramo, a cominciare dal sostituto commissario Antonio Bernardi, che ha fatto ricorso a tutte le risorse professionali e della tecnologia in uso al comando, per trovare quegli elementi che, messi insieme, inequivocabilmente diventassero atto d’accusa.
Arrivare a ritrovare la Renault Clio di colore grigio che quel 2 giugno scorso falciò sul ciglio della strada, scaraventandolo nella cunetta, Camillo Pechini, è stato difficile ma non impossibile. Come avevamo anticipato nelle settimane trascorse, a dare un impulso decisivo alle indagini sono stati i tabulati telefonici che hanno permesso di scremare, tra migliaia e migliaia di contatti registrati, il numero telefonico di un proprietario di una Renautl Clio di colore grigio, che quel pomeriggio di giugno si trovasse in zona. Incrociato questo dato con altri elementi già in possesso degli investigatori, attraverso il contributo anche dalla squadra di polizia giudiziaria coordinata dal sostituto commissario Stefano Di Stefano, il quadro è stato definito: c’erano alcuni numeri della targa, la testimonianza di un medico che ha visto l’incidente e la donna fermarsi qualche centinaio di metri oltre per verificare i danni alla sua autovettura, e il filmato di una videocamera di sorveglianza che ha registrato il drammatico investimento e parte della macchina. Il caso dunque si avvicina alla conclusione. E’ probabile che il magistrato vorrà ascoltare la donna per poi valutarne la posizione: in caso di omicidio stradale e omissione di soccorso è previsto l’arresto, ma in ogni caso l’importante è che ci sia chi deve rispondere del reato. Perchè la morte di Camillo Pechini deve avere giustizia.