TERAMO – Ricostruire la speranza diventa prioritario per ricostruire i territori, non più viceversa. Attorno a questa equivalenza i costruttori teramani promuovono una tavola rotonda, dal cuore del cratere, per mettere sul tavolo le ennesime proposte per uscire dal tunnel dell’immobilismo e imprimere una vera svolta alla ricostruzione. Partono infatti ancora una volta dall’Ance di Teramo, e dagli ordini professionali degli architetti, degli ingegneri, dei geologi e del collegio dei geometri, i suggerimenti elaborati in base al vissuto delle imprese e delle professionalità che ogni giorno affrontano il delicato tema di un cantiere sismico da mettere in piedi. “Torniamo a ribadire che è necessario un processo di snellimento delle procedure – ha spiegato il presidente Ance, Raffaele Falone, nel presentare il contenuto del convegno -, perché oggi la burocrazia supera la sostanza. I costi per approntare i progetti, i documenti e quanto necessario per istruire una pratica, xomporta dei costi notevolmente maggiori di quanto serve per ricostruire un aggregato. Facciamo l’esempio della progettazione con rilievi con laser scanner? I costi, importanti, da sostenere per usare questa tecnologia, non vengono riconosciuti al professionista e già questo aspetto incide sulla velocità e sulla precisione. Certo che poi le pratiche vanno a rilento già in questa fase: il professionista che fa ricorso a questo strumento deve anticipare somme che verranno riconosciute dopo cinque anni… Sono situazioni insostenibili, una soluzione potrebbe essere quella di incentivare il ricorso a questa tecnologia invece di farla pesare sui tecnici".
I numeri sono stati di nuovo elencati, sono tristi e soprattutto arcinoti perché quasi sempre gli stessi. La platea delle pratiche attese di circa 80.000 in tutto il cratere sismico del Centro Italia, è stata coperta finora soltanto all’11 per cento circa (9.566 progetti presentati finora negli Usr). Colpa delle burocrazia, dei tecnici impreparati, dell’organizzazione degli Uffici speciali? "Dovremmo sfatare qusta leggenda della poca preparazione dei professionisti sulla materia – ha detto Agreppino Valente, presidente degli ingegneri teramani -, perchè da confronti che abbiamo avuto con il direttore dell’Usr di Teramo, Vincenzo Rivera, quello della carenza documentale delle pratiche riguarda appena due o tre casi. Da un lato non è possibile però che dentro questi uffici sia assegnata a un funzionario la facoltà di decidere della vita o della morte di una pratica, dall’altro dobbiamo prendere atto che si è utilizzato un modello di ricostruzione come quello dell’Emilia, poco funzionale per i nostri territori, quando c’era quello aquilano pronto e già testato".
Per questo motivo le imprese e i professionisti chiedono una sorta di mini testo unico delle ordinanze, "qualcosa che riassuma e semplifichi le procedure e le norme della ricostruzione, che si possa arrivare – hanno aggiunto il presidente degli Architetti e Paesaggisti, Raffaele Di Marcello e il segretario del Collegio dei geometri, Marco Pompei – a una normativa unica in caso di terremoti. L’Italia è indietro rispetto ad alcuni Paesi europei che prevedono inoltre il Fascicolo del fabbricato, che contiene lo storico dell’edificio ma soprattutto vincola la vendita alla presenza nell’atto della documentazione sulla sua anti sismicità".
Il convegno di oggi (ore 15) all’Aula Tesi della Facoltà di giurisprudenza di UniTe nel Campus Saliceti di Coste Sant’Agostino, sarà focus importante sulle criticità del sisma con queste proposte per accelerare a ricostruzione e rigenerare i territori. Tra gli ospiti, quello dal quale ci si aspettano novità importanti sul fronte del fare, sarà Fabrizio Curcio, ex capo della Protezione Civile e da due giorni nominato a capo di ‘Casa Italia’, il Dipartimento voluto dal Governo che si occupa proprio della gestione della messa in sicurezza delle infrastrutture pubbliche. Con lui ci saranno anche il presidente dell’Istituto di geologia e vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni e il Rettore dell’Usr di Teramo, Vincenzo Rivera. La discussione verterà non soltanto sulla ricostruzione in quanto strumento per rilanciare i territori, ma anche di volano per individuare gi investimenti per il futuro: ricostruire e rilanciare allo stesso tempo con preogettualità. "A questo proposito – ha aggiunto e concluso Raffaele Falone – proporremo di impiegare il 4 per cento delle somme previste per la ricostruzione in progetti di sviluppo, come già avvenuto per L’Aquila che con questo meccanismo ha visto nascere il Gran Sasso Science Institute (Gssi) e il la sperimentazione del 5G con il cablaggio delle reti".