TERAMO – Resta in via Raneiro il ‘teramano’ del Neolitico. Lo scavo archeologico che gli esperti della Sovrintendenza hanno portato avanti da venerdì mattina, hanno permesso di allargare l’area del rinvenimento e scoprire che dello scheletro ci sono anche il bacino e gli arti inferiori. In particolare uno di questi è piegato in posizione rannicchiata, mentre l’altro sembrerebbe disteso. La loro lunghezza è tale, che proprio un’ampia porzione delle gambe e forse anche i piedi, sono sotto le fondamenta del palazzo che fino ad oggi, almeno dal 1700, ha celato questi resti di un uomo o una donna del V Millennio.
Le ossa restano dove sono state trovate perchè per estrarre lo scheletro c’è bisogno di uno scavo più profondo che permetta di liberare il resto della struttura ossea non visibile e, forse, rinvenire anche gli eventuali arredi che si sospetta possano esserci come rituali per una sepoltura dell’era. Per questo motivo, sotto la direzione del funzionario archeologo responsabile della Sovrintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio, Vincenzo Torrieri, lo scavo dove è stato localizzato lo scheletro è stato riempito con il posizionamento di un pozzetto ispezionabile, non prima di essere riempito di sabbia e ghiaia, e poggiato su due file di mattoni a protezione della delicatezza delle ossa. Una sorta di moderna tumulazione, assolutamente provvisoria e accessibile, che in futuro possa permettere un facile accesso a quello che a tutti gli effetti adesso è un sito archeologico.
Gli archeologi della Sovrintendenza hanno prelevato campioni ossei dalla scatola cranica e dal bacino, utili per effettuare le analisi e riuscire a datare, attraverso il radiocarbonio, l’epoca di provenienza dello scheletro. Quel che sorprende, oltre al ritrovamento in sè, è lo stato di conservazione dello scheletro, che a quanto pare avrebbe superato l’ultima emersione in superficie all’incirca, come detto, nel ‘700, epoca alla quale si farebbe risalire la costruzione delle prime fondamenta del palazzo sotto al quale è stato ritrovato: visto che la struttura edilizia ha sostanzialmente inglobato la parte bassa dei resti ossei, non è azzardato ipotizzare che allora come oggi fossero venuti alla luce, senza evidentemente ricevere importanza commisurata alla scoperta.
I lavori per la copertura dello scavo sono finiti a tarda serata. I campioni prelevati raggiungeranno il laboratorio della Sovrintendenza di Chieti dove saranno sottoposti ai test. Nel frattempo, e soprattutto dopo aver avuto la conferma che si tratti proprio di un umano del Neolitico, si lavorerà al progetto per lo scavo più ampio che potrebbe essere realizzato nei prossimi due mesi.
Ieri lo stesso Torrieri ha assicurato che il reperto tornerà a Teramo una volta conclusi gli approfondimenti, a patto che ci sia un luogo idoneo dove accoglierlo e custodirlo, quale ad esempio il Museo Civico, sperando che possa essere disponibile. Al momento, resta ‘in custodia’ nello stesso sito dove ha resistito per migliaia di ani, quello stesso dove molti vorrebbero che restasse in futuro, adeguatamente valorizzato quale preziosa proprietà della comunità teramana.