«La battaglia al Coronavirus si vince con le cure a domicilio, non con gli ospedali Covid»

TERAMO – I nuovi Ospedali Covid pensati dalla Regione non sono la soluzione all’emergenza Coronavirus. A sostenerlo è l’Anaao Assomed Abruzzo, tramite il dottor Flavio Mucciconi, consigliere regionale del sindacato dei medici:

 

MEDICINA DEL TERRITORIO. «Si sente sempre più spesso parlare di gestione territoriale della pandemia: in questa guerra contro un nemico invisibile e sfuggente, in cui le battaglie si combattono e si vincono nei reparti ospedalieri, la vittoria si può ottenere sul territorio. La liberazione non verrà dai letti di ospedale ma dalla gestione sul territorio della pandemia». «Quanto vissuto nelle passate settimane ci ha insegnato che l’individuazione precoce dei Covid positivi e la gestione domiciliare consentono un miglior decorso clinico e anche un determinante controllo dei contagi. Se può rientrare in una logica complessiva l’individuazione di strutture ospedaliere finalizzate alla gestione di eventuali futuri ricoveri, in questa fase l’unica strategia vincente è un investimento di risorse e impegno sul territorio». 

 

SPOSTARE I MEDICI NON I PAZIENTI. «La telemedicina e l’integrazione di vario tipo e con diverse modalità, con gli specialisti ospedalieri che devono rivestire un ruolo fondamentale nella gestione complessiva dei pazienti domiciliari, sono queste l’unica vera opportunità. Occorre modellare un sistema integrato che coinvolga tutte le risorse professionali, calare l’assistenza nelle case inventando équipe speciali, centrali di coordinamento, sfruttando ogni tecnologia idonea senza spostare i pazienti se non utilizzando strutture di tipo alberghiero per favorire un migliore, più facile ed efficace isolamento sul territorio». 

 

ASL TERAMO. «L’Asl di Teramo, che a oggi ha già eseguito più di 12.000 tamponi, ha ottenuto un adeguato controllo epidemico non tanto e non solo per un’adeguata e fruttuosa gestione delle ospedalizzazioni, ma proprio perché l’importante numero di persone valutate ha consentito di identificare, isolare e quindi contenere ogni piccolo focolaio epidemico. L’ospedale, qualsiasi ospedale, viene dopo, cioè quando l’intervento territoriale è risultato inefficace e le condizioni cliniche dei pazienti impongono una gestione di livello assistenziale e tecnologico più avanzato. Il vero fronte di questa guerra, quello che deve diventare il nostro Piave invalicabile, è l’individuazione rapida e puntuale dei pazienti e, di conseguenza, il tracciamento dei loro contatti sul territorio». 

 

VACCINO. «Finché non avremo un vaccino o una terapia farmacologica adeguata, il contenimento dei contagi è l’unica via percorribile. Bisogna riservare un’attenzione puntuale certosina ad ogni necessità territoriale e diffidare dalla tesi che la realizzazione di strutture di ricovero possa farsi da garante contro la diffusione del coronavirus». 

 

NUOVI OSPEDALI COVID. «Qualsiasi struttura ospedaliera con 200 posti letto necessita di 400–500 professionisti destinati all’assistenza dei pazienti. Personale che non abbiamo e che, comunque, impiegheremo anni a reperire. Più rapida, più semplice, più efficace ed efficiente è l’individuazione di una strategia del territorio che sfrutti anche le nuove tecnologie per la diagnostica come, ad esempio, possono essere i tamponi rapidi o gli esami sierologici ancora non completamente utilizzati ed affidabili ma, in parte, di immediata disponibilità. Strumenti che ci daranno il vantaggio di individuare precocemente cluster epidemici o identificare la prevalenza territoriale della malattia, cioè quanti sono i malati in un’area individuata». 

 

USCA. «Nella Asl di Teramo e sul territorio regionale, ci dobbiamo affidare ad una medicina di vicinanza alla popolazione che sposti i pazienti dalle loro case solo per fornire un isolamento alberghiero più idoneo alle circostanze e che, individuando e trattando i pazienti precocemente, contenga i contagi e riduca i ricoveri».