TERAMO – E’ proprio un calvario la storia dei lavori in corso San Giorgio. Anche ‘l’ultimo miglio’, prima delle dirittura d’arrivo di un cantiere-lumaca, sta diventando un sofferto pensiero per i teramani. Mentre l’assessore al commercio Antonio Filipponi si spertica nel raccomandare pazienza "perchè manca poco alla riconsegna" del corso ai teramani e invita al sacrificio per altre 24 ore (tanto serve per completare l’asciugatura del pavimento trattato), la pazienza di alcuni commercianti va a farsi benedire. Il caos è scoppiato per i tratti ‘sequestrati’ dall’impresa che sta effettuando il trattamento: interi blocchi di Corso, corrispondenti alla lunghezza che intercorre tra le vie laterali, isolati dal resto e senza possibilità di essere attraversati. E se questo può essere sopportato per il passaggio dei pedoni, è cosa un pò più penalizzante per le attività commerciali che hanno potuto riaprire dal lockdown. La scarsa organizzazione nel prevedere e sistemare passerelle o transennamenti parziali per permettere lavori, ha portato questa mattina a un duro faccia a faccia pubblico lungo la via tra il titolare di un esercizio commerciale e l’impresa, cui nemmeno l’intervento dell’assessore Valdo Di Bonaventura è riuscito a porre rimedio. La sfuriata è però servita perchè il transito verso le vie laterali fosse reso possibile con il ricorso a piccoli passaggi. Ma tant’è: anche la nuova amministrazione è coinvolta nel risolvere un problema antico che ques’opera ha provocato e continua a trascinarsi dietro. Sabato prossimo dovrebbe essere finalmente la data conclusiva, quando il cantiere non sarà più ‘anomalo’, ovvero tornerà ad essere ufficialmente un percorso calpestabile dal passeggio cittadino. Ma proprio mesi e mesi di apertura totale (anche ai furgoni dei corrieri e degli ambulanti), nonostante la mancata conclusione dei lavori, ha fatto sì che l’intervento di pulizia in atto adesso sa servito a poco o nulla. Il ‘nuovo’ Corso San Giorgio è già vecchio. Dopo mesi e mesi di olio sversato dai mezzi, macchie di ogni tipo, rifiuti solidificati sulle pietre, piastrelle rotte, sono ancora lì e lo saranno forse per sempre. Nonostante il Comune ha tentato, spendendo altri 37mila euro per questo, di ‘smacchiare’ il fondo.
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