Scoperta truffa all’insaputa dei clienti a cui lo Stato adesso chiede il rimborso del contributo
TERAMO – Per circa duemila famiglie teramane la ripresa dopo le vacanze estive presenta un conto salato: dovranno restituire circa 4 milioni di euro, ovvero l’ammontare del bonus caldaie – il contributo erogato dallo Stato per l’efficientamento termico che copre il 65% del costo dei nuovi impianti -. Una vicenda incresciosa al centro della quale si sono ritrovate quelle famiglie che si sono rivolte a consulenti-venditori che hanno formato domande, irregolari, in cui si richiedeva l’erogazione del 100% del costo della caldaia. Il ministero effettua il pagamento del bonus attraverso la società controllata Gse, Gestore Servizi Energetici, ma il controllo dopo il pagamento, ha evidenziato l’irregolarità delle richieste di rimborso e il ministero ha richiesto indietro la somma.
Dalla vicenda è scaturita anche una inchiesta della Guardia di Finanza, che dopo aver accertato. l’irregolarità del finanziamento, ha rimesso un rapporto alla magistratura che ha chiesto li processo per un artigiano e un suo collaboratore che lucravano sulla rottamazione degli impianti vecchi per avere benefici sull’erogazione del bonus, ipotizzando lil reato di truffa ai danni dello Stato (con gli acquirenti ignari).
Della drammatica situazione di tantissime famiglie si sta occupando l’Associazione Robin Hood, il cui presidente Pasquale Di Ferdinando, ritiene che ci sono alcuni passaggi da chiarire nella vicenda. Come ad esempio il fatto che lo Stato non può richiedere l’intera somma erogata, ma soltanto la parte eccedente il 65% previsto dal bonus. Ma soprattutto: chi doveva controllare la regolarità delle pratiche visto che proprio la Gse è società di proprietà pubblica che per conto del Ministero è deputata a svolgere questo compito di controllo? Se lo avesse fatto la truffa non si sarebbe realizzata e sarebbero stati tutelati anche i cittadini che hanno voluto cambiare la vecchia caldaia.