Futuro sempre più complicato per la Gran Sasso Teramano
FANO ADRIANO – Non c’è soltanto un decreto ingiuntivo del Comune di Fano Adriano a pesare sul groppone della Gran Sasso Teramano: adesso ci sono anche una ipoteca sui beni immobili della stazione di Pratoselva e una diffida al ripristino dei terreni su cui è posizionata la seggiovia per l’Abetone. Non si tratta di un ulteriore attacco nella ‘guerra’ interna tra soci della società in house della Provincia proprietaria degli impianti delle due stazioni sciistiche teramane, dicono da Fano. Piuttosto un passaggio obbligato visto che l’attività è regolata dalla Regione e che si tratta sempre di beni pubblici oltre che di una società per azioni e per di più pubblica.
Il Comune sembra deciso ancor più a uscire dalla Gst per investire sul rilancio della propria stazione turistica, considerata chiusa l’esperienza della partecipazione alla società per azioni: l’ipoteca ‘bocca’ l’albergo di Pratoselva, le stazioni a valle e a monte della seggiovia dell’Abetone, tutte di proprietà della Gran Sasso Teramano. La stessa seggiovia, arrivata alla fine tecnica (è attiva dal 1972), deve essere smantellata e l’operazione, del costo di circa 2-300mila euro, non è stata mai eseguita, per questo il Comune adesso diffida la Gst a farlo.
Che dunque sia sempre più irto di ostacoli il percorso sulla via della riapertura degli impianti in vista della stagione turistica è ogni giorno più chiaro. Proprio mentre sul tavolo della società in liquidazione arrivano due proposte contemporanee di altrettanti studi legali, che alternativamente propongono la gestione dei Prati di Tivo o l’acquisizione delle quote sociali, compresa la gestione di quella che a tutti gli effetti sembra essere la gallina dalle uova d’oro, ma soltanto in estate, la seggio-cabinovia. L’ipotesi proposta dallo studio legale ‘Vinti & associati’ punta al capitale della Provincia, che detiene il 51% delle azioni della Gst, ma la procedura al momento sembrerebbe molto complessa e soprattutto lunga, considerato che servirebbe una perizia e poi un’asta pubblica per la vendita delle quote. Alternativamente, la gestione degli impianti lascerebbe sul tavolo il problema della manutenzione straordinaria della seggio-cabinovia, giunta alla prima revisione dell’impianto, che potrebbe comportare una spesa aggiuntiva di circa 800mila euro.
In settimana l’assemblea dovrebbe tornare a riunirsi dopo una più approfondita valutazione delle proposte e su questo gli uffici della Provincia stanno lavorando per dirimere il quesito e decidere se ‘approfittare’ della richiesta di alienazione delle quote. Nel frattempo l’inverno si avvicina e le possibilità di rendere concreta una eventuale riapertura stagionale si infrange contro le difficoltà, anche finanziarie, che sta affrontando la Gran Sasso Teramano: è vero che la proposta fatta dallo studio legale per conto di un gruppo di imprenditori (tra i quali potrebbe esserci anche l’attuale recentemente scaduto, Marco Finori) ipotizza una ‘transazione’ di 10mila euro ciascuno, ma probabilmente le pretese economiche sui fitti non pagati dell’Asbuc di Pietracamela e del Comune di Fano, che sfiorano i 300mila euro complessivi, potrebbero non venire soddisfatte.