Sit-in sindacale questa mattina dinanzi alla prefettura
TERAMO – Sit in di protesta, questa mattina a Teramo, davanti alla Prefettura, per sensibilizzare le istituzioni sulla difficile situazione che sta vivendo il personale del trasporto scolastico teramano, che a partire dalla metà di febbraio, a fronte della sospensione dell’attività didattica in presenza e della conseguente interruzione dei servizi di trasporto, è senza retribuzione, copertura economica e copertura contributiva, non avendo possibilità di accesso ad alcun ammortizzatore sociale per i mesi di febbraio e marzo 2021.
Una questione che interessa circa 200 lavoratori e che questa mattina è stata rappresentata anche al prefetto, che ha ricevuto la delegazione sindacale composta da Aurelio Di Eugenio, della segreteria Filt Cgil Teramo, e Mirco D’Ignazio, coordinatore regionale Inca Cgil.
“Questi lavoratori, come ogni anno, hanno ripreso l’attività lavorativa, tramite nuova assunzione a tempo determinato, al momento della ripartenza dell’attività didattica dopo la fermata natalizia, il 7 gennaio 2021 – denuncia il sindacato – ma ciò li esclude dalla possibilità di accedere all’ammortizzatore sociale di riferimento (fondo di integrazione salariale) in quanto lo stesso opera solo per i lavoratori assunti al 4 gennaio 2021. Ad avviso della scrivente, però, l’interpretazione dell’Inps, per quanto estensiva rispetto alla legge considerando il 4 e non già il 1° gennaio (data di entrata in vigore della Legge) il primo giorno di assunzione necessario per la copertura dell’ammortizzatore, escludendo i lavoratori del trasporto scolastico il cui primo giorno di lavoro dell’anno solare coincide, da sempre, con il primo giorno di attività didattica (7 gennaio), introduce un elemento di differenziazione e penalizzazione per i suddetti lavoratori“.
Vulnus che non è stato colmato, secondo i sindcaati, nemmeno dal Decreto Sostegni. “Questa situazione ta generando una forte difficoltà tra i circa 200 lavoratori coinvolti in provincia di Teramo – conclude il sindacato – gli stessi, infatti, privati dell’unica fonte di sussistenza già scarsa (tutti hanno orario di lavoro part-time mediamente con 20 ore settimanali e retribuzioni mensili che si attestano sulle 700 euro), stanno vivendo una condizione di pesantissimo disagio economico e sociale che meriterebbe una risposta immediata e definitiva“.
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