Si tratta di padre e figlia (lei vaccinatrice): contratta dalla donna da amici di ritorno dalle Baleari
TERAMO – La doppia dose di Pfizer non garantisce l’immunità dal Covid, a maggior ragione se di mezzo c’è più che un fondato sospetto di variante ‘delta’. La copertura in questo caso sarebbe del 30% inferiore rispetto ai ceppi dominanti finora sequenziati.
L’evidenza scientifica proveniente dagli studi di Israele di cui si discute da qualche giorno a livello internazionale, potrebbe avere già una conferma empirica proprio a Teramo, dove un medico della Asl di Teramo è in isolamento domiciliare dopo essere risultato positivo al virus, pur avendo completato da tempo il ciclo d’immunizzazione con la doppia dose del vaccino Pfizer.
Tra i primi ad essere vaccinati secondo il protocollo Asl scattato a gennaio, il medico avrebbe contratto il virus in famiglia. Dalla figlia, anch’essa dottoressa e vaccinatrice per conto della Asl di Teramo in uno dei presidi vaccinali lungo la costa.
Il caso assai particolare è emerso non dal tracciamento eseguito dalla Asl sulle varianti ‘delta’, ma dalla profilassi applicata agli italiani al rientro dall’estero.
E qui occorre fare un passo indietro nel ricostruire la probabile catena di contagi, così come è stato costretto a fare il tracciamento della Asl, ancora in attesa dei sequenziamenti sulle varianti da parte dell’Izs di Teramo.
Per arrivare al medico della Asl bisogna infatti partire da un gruppo di ragazzi abruzzesi partito in vacanza per la Spagna nelle scorse settimane, a Barcellona, ma anche a Maiorca, nelle isole Baleari. Frequentatissime dagli inglesi in questo periodo, quest’anno, esattamente come lo scorso anno. E come lo scorso anno con la variante inglese, oggi uno dei principali focolai di variante Delta in Europa con 850 ragazzi positivi e 3mila in quarantena.
Al rientro in Abruzzo i ragazzi sono stati a cena con la figlia del dottore e quando uno dei suoi amici ha iniziato ad avvertire i primi sintomi e si è sottoposto a tampone antigenico, è scattata la profilassi per tutti.
Anche per la dottoressa, che nel frattempo, prima di avvertire un leggero mal di testa, ha continuato – inconsapevole – a vaccinare nell’hub lungo la costa teramana. Hub dal quale nei giorni successivi sono emersi altri 8 contagi, tutti collegati in maniera logica e consequenziale. Dal tracciamento è emerso che la ragazza, sottoposta a vaccinazione con Astrazeneca per la prima dose, aveva ricevuto da pochi giorni la seconda dose eterologa con Pfizer, in un intervallo di tempo molto probabilmente non sufficiente a metterla al riparo dal contagio.
Da pauci sintomatica, la ragazza avrebbe riportato il virus in famiglia, contagiando anche il padre dipendente della Asl, anche lui vaccinato con due dosi e ormai prossimo alla terza dose di richiamo con Pfizer, già programmata per settembre per tutti i sanitari ospedalieri. Alla Asl non resta altro da fare che attendere l’esito del sequenziamento dei tamponi da parte dell’IZS ‘Caporale’.
Nel frattempo, data la catena di contagi riscontrata, tutti i casi collegati vengono già trattati come fossero varianti Delta.