L’ex rettore di UniTe parla all’indomani della sentenza di assoluzione per il doppio incarico Tua-università nel processo durato tre anni
TERAMO – “Da amministratore della Tua e da rettore di UniTe ho risparmiato 19 milioni di euro pubblici ma soprattutto ho interrotto l’erogazione indebita di denaro pubblico, combattendo le ‘incrostazioni’. Per questo sono stato vittima di un profluvio di lettere e denunce anonime da parte di chi si è visto togliere quei privilegi: ma adesso
sono orgoglioso di averlo fatto e di aver lavorato bene come sancito da una sentenza di un tribunale”. E’ il commento dell’ex rettore di UniTe, Luciano D’Amico, all’indomani dell’assoluzione ‘perché il fatto non sussiste’ di un processo durato tre anni di udienze.
L’inchiesta per la quale D’Amico era finito a processo è quella relativa al doppio incarico come Rettore dell’università di Teramo e presidente del Cda dell’Arpa Spa (e successivamente della Tua). La Procura, titolare del fascicolo il pm Davide Rosati, gli contestava di aver percepito indebitamente, tra agosto 2014 e febbraio 2017, una somma di 57mila euro. E questo perché, sempre secondo la Procura, avendo assunto l’incarico all’Arpa e poi alla Tua (svolto gratuitamente), avrebbe smesso di fatto di svolgere l’attività di docente a tempo pieno, Requisito che la legge prevede come necessario per poter ricoprire la carica di Rettore.
A D’Amico, inoltre, in qualità di Rettore, la procura contestava anche l’accusa di peculato per la consegna, nell’ambito della cerimonia “Welcome Matricole” del novembre 2013, di 10 tablet di proprietà dell’università, a titolo di riconoscimento, al personale tecnico di supporto all’intervento degli artisti Ficarra e Picone. Accuse cadute in aula, così come sono cadute anche quelle a carico del professor Mauro Mattioli, al quale veniva contestato un episodio di peculato nella sua allora veste di direttore generale della Fondazione dell’ateneo, e dell’ex preside di Scienze della comunicazione Stefano Traini al quale veniva contestato un episodio di abuso d’ufficio.
Il collegio difensivo era rappresentato dagli avvocati Tommaso Navarra, Gennaro Lettieri e Renzo DI Sabatino. “La granitica formula assolutoria testimonia più di ogni altra considerazione la piena lealtà degli imputati – commenta l’avvocato Navarra – che hanno sempre servito con dignità e onore le istituzioni. In questi lunghi anni abbiamo
avuto modo di verificare l’assoluta correttezza e la limpida trasparenza dell’azione amministrativa posta in essere da tutti e tre gli imputati e oggi l’esito processuale ne attesta formalmente la verità storica”.
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