E’ all’esame della Procura e di un perito (che dovrà comparare il Dna) la pesante accusa di una giovane residente ad Alba. Il 34enne nega e si sottopone al prelievo salivare
TERAMO – Arriva dalla costa teramana la drammatica vicenda denunciata da una 18enne di Alba Adriatica e raccontata questa mattina sulle pagine de Il Messaggero da Alessandro Misson: “Sono stata violentata da mio cugino per due volte”. L’esame del Dna potrebbe rivelarsi decisivo nel dirimere una vicenda finita sul tavolo del pubblico ministero Silvia Scamurra, il presunto caso di violenza sessuale subita da una donna, emerso tra Alba e Tortoreto, negato dal 34enne accusato.
Sarebbero state due le volte in cui la giovane donna, a novembre dello scorso anno, quando era appena maggiorenne, e un’altra nello scorso gennaio. Nel primo caso sarebbe stata costretta a un rapporto sessuale nella sua abitazione di Alba, dove il cugino l’aveva raggiunta, il secondo quando la giovane è andata a convivere con il fidanzato in una pensione di Alba. La denuncia sarebbe stata presentata nelle ore successive al secondo caso, dopo le cure ricevute in ospedale. Gli accertamenti eseguiti in questa occasione sono materiale di prova che è stato affidato a una biologa della Asl di Terni che in poco più di un mese dovrà riconsegnare i risultati di una comparazione tra il Dna rilevato sui tamponi eseguiti sulla ragazza e quelli del cugino e del findanzato.
Il 34enne di Tortoreto, difeso dall’avvocato Libera D’Amelio, nega qualsiasi responsabilità e ha accettato di sottoporsi al test salivare per l’estrazione del Dna, sicuro di essere scagionato proprio da questo esame.