Unanime condanna per la decisione del giudice civile: “Fu incauto restare a dormire quella notte”. “Vomitevole” per la mamma di una vittima. Uno striscione di Casa del Popolo sul corso di Teramo
TERAMO – Risulta difficile anche scriverla, per quanto imbarazzante, la sentenza del giudice Monica Croci, del Tribunale civile dell’Aquila, che ha riconosciuto un 30% di ‘concorso di colpa’ delle vittime di una palazzina crollata in via Campo di Fosse, nel terribile sisma dell’Aquila del 2009. Quel definire “una condotta incauta trattenersi a dormire”, mentre tutto attorno a quei poveri ragazzi veniva giù portando con sè vite e affetti, oltre ad aver scioccato, sta riscuotendo unanime condanna e rinnovato un dolore che nemmeno una sentenza positiva potrebbe mai lenire.
Un danno oltre alla beffa della morte che gli attivisti della Casa del Popolo, a Teramo, ad esempio, hanno sottolineato in maniera eloquente con un loro striscione che fotografa la rabbia che questa pronuncia: “Ragionandoci sopra abbiamo capito un paio di cose: primo, Fabrizio De Andrè aveva colto bene l’essenza stessa della magistratura, dei giudici. “Arbitro in terra del bene e del male”, assiso su sul suo scranno al di sopra dell’umana stirpe, egli dispensa veritá. Egli conosce la veritá, infallibile e implacabile. La veritá ex-post, a cosa fatte. Magari la prossima volta ditecelo prima che avete permesso la costruzione di case di merda che ci crolleranno addosso, cosí scappiamo, grazie Sua Eccellenza. Secondo: uno stato che preferisce perdere coscientemente la sua dignità, perchè lo sanno al tribunale dell’Aquila che una sentenza simile è indegna, lo sanno, per risparmiare il 30% dei risarcimenti, è uno stato ridicolo, piccolissimo, scollato dalle donne e dagli uomini che lo compongono e non alla loro altezza. È facile rifarsi su chi ha perso casa e affetti, piú difficile far pagare i costruttori, padroni, ricchi, che su sfruttamento e speculazione costruiscono le loro fortune e foraggiano chi di questo stato minuscolo e indegno gestisce i tre poteri. Forti con i deboli, deboli con i forti – conclude la nota della Casa del Popolo -“.
I commenti sono tutti concordi nel condannare questa decisione. “Mi viene solo da dire vomitevole. Mia figlia era stata rassicurata come tutti gli altri che erano liì. Lì sono morte 29 persone che stavano lì perchè sicure che non sarebbe successo nulla. Erano rassicurati, ‘più fa scosse più scarica energia… tranquilli …’. Tant’é vero che dopo seconda scossa, quella dell’una di notte, quando é rientrata Valeria, che stava in casa con Ilaria, le due ragazze si sono guardate in faccia e hanno detto ‘vabbé anche per oggi abbiamo dato’, convinte che non sarebbe accaduto più nulla“. Cosi’ l’avvocato Maria Grazia Piccinini, madre di Ilaria madre di Ilaria Rambaldi, studentessa universitaria, presidente dell’associazione ‘Ilaria Rambaldi Onlus’, morta insieme ad altre 22 persone nel crollo dell’edificio in via Campo di Fossa, zona Villa comunale nella notte del 6 aprile del 2009.
Di sentenze di risarcimento civile per il sisma del 6 aprile 2009 all’Aquila ce ne sono state fin qui parecchie, ma “in nessuna di queste è mai stato evocato il concorso di colpa“. Lo spiega l’avvocato Wania Della Vigna, che ha seguito le vicende dei parenti delle vittime per la Casa dello Studente o per altri fabbricati di via Campo di Fossa. “Ho letto la sentenza odierna – dice all’ANSA – e non riesco a trovare una motivazione logica in tutto questo. Nella stessa sentenza poi il giudice si contraddice anche perchè condanna enti e parti, ovvero gli imputa l’obbligo di proteggere l’incolumità delle persone. E in più il comportamento delle vittime di via Campo di Fossa non incide, alle 3.32, sulle cause del crollo. Non c’è un collegamento causale. I ragazzi non sapevano che stava per arrivare la scossa. Sono anche nel procedimento di Amatrice per le palazzine di piazza Sagnotti, per il quale siamo in Appello, ma neanche lì è stato evocato il concorso di colpa“.
“È una sentenza vergognosa – dice il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo -. Pare che chi l’ha emessa non ricordi i fatti, cioè i messaggi ingiustificatamente rassicuranti ripetuti dalle autorità. Non si possono colpevolizzare le vittime. È assurdo – conclude Acerbo -. La Commissione Grandi Rischi è stata assolta dopo una condanna a 6 anni in primo grado e ora la colpa sarebbe di chi ha perso la vita sotto le macerie?“.
“Concorso di colpa. Condotta incauta. Chi affronta un terremoto non può mai essere colpevole di morire. Mi auguro che la sentenza cambi in appello“, scrive su Twitter il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani.
Per la senatrice del M5S Gabriella Di Girolamo, la sentenza è una “vergogna. Una decisione sconcertante che non solo non rispetta la memoria di chi ha perso la vita, ma crea un pericoloso precedente“.
La sentenza choc del giudice del Tribunale civile dell’Aquila è arrivata al termine del processo intentato dai famigliari dei ragazzi morti nel crollo, che avevano citato in giudizio i Ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture, il Comune dell’Aquila e gli eredi del costruttore: il Tribunale ha riconosciuto una corresponsabilità delle vittime del 30%, misura di cui verrà decurtato il risarcimento danni stabilito.