L’autopsia sulla salma del 32enne di Chieti trovato senza vita sul lungomare di Alba non spiega le cause: non ci sono segni di violenza o punture sul corpo
TERAMO – L’autopsia non può da sola chiarire la causa di morte del giovane teatino, il cui cadavere è stato rinvenuto ieri pomeriggio nell’auto del padre, parcheggiata sul lungomare Marconi di alba Adriatica. A questo ginge, per il momento, l’esame autoptico eseguito dal medico legale Pino Sciarra, nel pomeriggio di oggi nell’obitorio dell’ospedale Mazzini.
Sul corpo del 30enne Mattia Micomonaco, infatti non ci sono segni apparenti di ‘insulti’ fisici che possano spiegare lesioni mortali oppure tracce di iniezioni per assumere stupefacenti via endovena. Gli organi interni non presentano patologie congenite tali da giustificarne la morte e l’arresto cardiocircolatorio è quanto il referto medico può accertare. Decisivi risulteranno a questo punto gli esami tossicologici che però richiederanno tempi ulteriori per permettere di giungere a conclusioni. Il medico legale ha effettuato i prelievi che serviranno all’approfondimento di laboratorio ed entro due mesi fornirà le risposte ai quesiti proposti dal magistrato.
Micomonaco aveva lasciato la comunità terapeutica di San Benedetto su permesso del giudice, per raggiungere la famiglia con cui avrebbe trascorso le vacanze natalizie, ma nel Chietino, dove risiedono i genitori, non era mai arrivato. Alcuni testimoni avrebbero riferito di averlo visto girovagare per le vie di Alba Adriatica, fino al tragico ritrovamento di ieri pomeriggio all’interno dell’Alfa 147.