Le indagini sul tragico scoppio di Caprafico. Il pm disporrà due perizie e per questo il titolare dell’azienda ha ricevuto un avviso di garanzia. Nel casolare vicino alla deflagrazione materiale stoccato, anche scaduto, che non doveva esserci.
TERAMO – C’è il primo indagato nell’inchiesta sulla tragedia nel campo di prova annesso alla fabbrica di petardi Elio Di Blasio Fireworks di Caprafico, in cui ha perso la vita il 62enne di Castilenti, Dino Trignani. Il pubblico ministero Laura Colica, che coordina le indagini dei carabinieri del comando provincia di Teramo, ha emesso l’avviso di garanzia nei confronti del titolare dell’azienda di esplodenti. Si tratta come spesso accade di un atto dovuto per permettere alla parte di nominare un perito in caso di accertamenti necessari nell’inchiesta: il primo di questi è una perizia balistica per accertare la natura dei residui di materiali rilevati nel corso dei sopralluoghi subito dopo l’esplosione del contenitore e dagli artificieri all’indomani.
E proprio quest’ultimo intervento che ha permesso di accertare la presenza, stoccati nel casolare dove vive il custode e abbastanza vicino all’area di prova dove è morto Trignani ed è rimasto ferito un collega, di ben 4 quintali e mezzo di materiali esplodenti, in parte anche scaduti. E’ probabile che i carabinieri solleveranno la questione di una presenza quantomeno pericolosa, oltre che forse irregolare, degli esplosivi: considerata l’onda d’urto generata dallo scoppio, che ha mandato in frantumi i vetri del casolare, quel materiale poteva provocare una strage del personale dipendente che lì lavorano negli uffici. Scampato per fortuna questo rischio, adesso il lavoro degli investigatori è diretto ad accertare cosa sia realmente accaduto. L’unico testimone dell’incidente è L.D.G., il 43enne di Basciano, scampato miracolosamente all’esplosione soltanto perchè si trovava dietro al collega ucciso, il cui corpo ha fatto da scudo.
Le perizie che saranno affidate nella giornata di lunedì, saranno di due tipi: una diretta ad accertare quale sia stata la direzione dello scoppio, l’altra a valutare quale tipo di esplodenti abbia provocato la deflagrazione e se siano gli stessi della partita di 4,5 quintali rinvenuti nel casolare. Quanto alla ricostruzione dello scoppio è sempre più accredita l’ipotesi del posizionamento della miscela da testare su alcuni residui della combustione del prodotto della prima prova. Tra la paglia e la terra bruciati dallo scoppio precedente, cioè, c’era ancora qualcosa che ardeva: una questa leggerezza potrebbe essere costata la vita a Trignani, che non ha avuto nemmeno il tempo di accorgersi dell’innesco della polvere contenuta nella bacinella di alluminio.
Il magistrato Laura Colica ha infine deciso per far effettuare l’autopsia al solo scopo di verificare la presenza di polveri o individuare elementi specifici che possano far risalire ai materiali utilizzati nel test e causa dell’esplosione. Mercoledì ci sarà l’affidamento dell’incarico al medico legale Giuseppe Sciarra.
Nella foto la fabbrica di petardi di Caprafico, non coinvolta dall’esplosione.