L’assessore ai Lavori pubblici uscente fa notare il vuoto trovato nel 2018 e la differenza con lo stato attuale dei lavori fatti e della programmazione
TERAMO – La piccata e rancorosa risposta del candidato sindaco Carlo Antonetti sul tema scolastico sollevata dal sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, ha acceso la discussione sul realizzato, il non realizzato, i finanziamenti ottenuti e quelli ‘ereditati’, sui quali fa chiarezza, con i numeri alla mano, l’assessore uscente ai Lavori pubblici, Giovanni Cavallari, candidato nella lista di Bella Teramo.
“Fa sorridere la replica alle dichiarazioni del sindaco Gianguido D’Alberto sullo stato delle scuole teramane e sugli investimenti che la nostra amministrazione ha messo in campo – dice Cavallari -. Oltre ad essere un attacco diretto alla persona e neppure un vago tentativo di proposta progettuale, porta in sé anche molte convinzioni sbagliate che invitiamo a correggere per non esporsi in futuro di nuovo a brutte figure, dato che anche in questo caso i numeri parlano. Inutile ribadire quanto disinteresse sulle scuole abbia coltivato in passato la coalizione che adesso torna, senza imbarazzo alcuno a chiedere il sostegno e la fiducia dei cittadini teramani e senza alcuna argomentazione convincente. Quando la nuova amministrazione si è insediata, nel giugno del 2018, i fondi disponibili per i cinque Istituti Comprensivi cittadini ammontavano a circa 23,3 milioni di euro: ad oggi, i finanziamenti ammontano a oltre 115 milioni di euro. Se la matematica non è una opinione… Piuttosto, vale la pena sottolineare, per rendere edotto il candidato sostenuto dalla coalizione che ha portato a morire le scuole, qualora glielo avessero nascosto, che nel piano di utilizzo di quelle misere finanze ‘intercettate’, nel 2018, comparivano tristi caselle vuote alla voce ‘stato dell’intervento’ e tanti ‘nessun livello progettuale’. Forse è su questo – aggiunge Cavallari – che si dovrebbe concentrare la riflessione, piuttosto che lasciarsi andare a improvvide affermazioni piene di punti esclamativi e interrogativi: l’amministrazione della cosa pubblica è fatta di risposte, non di domande. Quanto “alle piccole rendite di posizione e minuscoli potentati di periferia”, chi meglio di coloro che la sostengono, è in grado di spiegarlo? “.