Regina Di Silvestre, 55enne di Colleranesco, subì un intervento alla schiena a Rimini ma la posizione scelta dai medici provocò una fatale ipotensione. A giudizio anche due chirurghi
GIULIANOVA – E’ attesa per i primi di luglio la sentenza nel processo in corso dinanzi al tribunale di Rimini che vede tre medici imputati per l’omicidio colposo di Regina Di Silvestre, 55enne di Colleranesco in provincia di Teramo che morì il 9 novembre 2017, qualche giorno dopo l’intervento avvenuto in una casa di cura del riminese, a Morciano. La donna era stata sottoposta a una revisione di decompressione spinale di artrodesi vertebrale strumentata, pratica ritenuta non particolarmente a rischio, ma che si era conclusa col decesso della paziente.
Sul banco degli imputati ci sono due chirurghi ed un anestesista in quanto “responsabili della preparazione e della conduzione dell’intervento operatorio per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia, inosservanza di leggi, regolamenti, ordini e discipline, nonché in violazione delle istruzioni operative della casa di cura“. In particolare è stato loro contestato “di aver collocato impropriamente la paziente in posizione prona, in modo tale da determinare una prolungata compressione sull’addome della stessa che, a sua volta, ha concorso a determinare la riduzione del flusso sanguigno nel distretto viscerale ed una connessa ipotensione sistemica prolungata“.
Secondo le accuse formulate dal pubblico ministero sarebbe stato “omesso, durante l’intervento, di somministrare alla paziente un quantitativo sufficiente di soluzione fisiologica“. Agli imputati viene contestato anche che “a seguito del mancato risveglio della paziente al termine dell’intervento, avvedutisi con emogas analisi della sussistenza di una condizione di severa acidosi metabolica e anemizzazione“, avrebbero omesso “di adottare tempestivamente le iniziative utili a contrastare la predetta condizione patologica“. Tutte le varie omissioni, secondo la Procura, avrebbero determinato nella paziente uno stato di ipotensione prolungata, che a sua volta determinava una sindrome da insufficienza multiorgano. Dopo l’intervento a Morciano la donna fu trasportata all’ospedale ‘Infermi’ di Rimini e ricoverata nel reparto di rianimazione: morì la mattinata del 9 novembre. Il pubblico ministero ha chiesto la condanna dell’anestesista a 6 mesi di reclusione e l’assoluzione per i due chirurghi.