Finori aveva riavviato il servizio questa mattina e la ripartenza era stata salutata sia dagli operatori che dalla politica regionale. L’inchiesta si riferisce a fatti del 2022, sono 5 gli indagati
PIETRACAMELA – E’ durata un giorno la riapertura, annunciata con grande clamore, della seggio cabinovia dei Prati di Tivo: Marco Finori, il ‘custode’ dell’impianto suo malgrado ha dovuto lasciare il passo agli agenti della Guardia di Finanza che hanno apposto i sigilli all’impianto di risalita, a quanto sembra per un’inchiesta per fatti che riguardano le manutenzioni dello scorso anno.
Il sequestro è stato eseguito a chiusura della prima giornata (e a questo punto crediamo anche ultima) di ‘giro’ delle pulegge, alle 18. I militari del Nucleo di polizia economico finanziaria di Teramo, a seguito della decisione del Gip nel procedimento iscritto con numero 1665 del 2023, hanno posto sotto sequestro cautelativo la seggio cabinovia.
Da quanto si apprende, a determinare il ‘ribaltone’, sarebbe l’inchiesta su fatti che riguardano le manutenzioni dell’impianto eseguite nel luglio dello scorso anno, in un periodo in cui il direttore di esercizio non era ancora stato individuato, e la cui certificazione sarebbe stata spostata in avanti, quando ruoli e competenze erano state regolarizzate.
Le contestazioni di reato che accompagnano il sequestro cautelativo (e che avrebbero determinato anche l’iscrizione di 5 persone, compreso Finori, nel registro degli indagati) sono quelle di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici mediante inganno e attentato alla sicurezza dei trasporti, continuato in concorso, La nuova vicenda purtroppo si registra coerentemente con quanto accaduto in questi ultimi anni: è infatti soltanto l’ennesimo colpo di scena in ordine di tempo.
In queste ore gli operatori della zona avevano salutato con soddisfazioni la ripartenza dell’impianto, considerata la bella giornata e la presenza di diverse persone dopo un lungo periodo di… buio. Il sottosegretario alla presidenza della Regione Abruzzo, Umberto D’Annuntiis (e qualche altro politico di sponda opposta), si è complimentato con il lavoro fatto dagli uffici regionali per concedere le autorizzazioni (sulla base di manutenzioni e collaudo regolari), sottolineando come questo fosse successo “a tempo di record“.
Finori dunque, che aveva esaltato la sua impresa – perché in pochi credevano che la macchina potesse ricominciare a girare -, e aveva gioito della parziale vittoria nel procedimento civile in cui aveva chiesto e ottenuto il sequestro cautelativo (concesso con una formula alquanto originale dal giudice), adesso torna dall’altra parte della barricata e dovrà affidarsi ai ricorsi giudiziari. Mentre il comprensorio torna di nuovo a languire, ricevendo un altro duro colpo all’immagine.