I funerali di Giandonato Morra in Cattedrale. L’addio di Giorgia Meloni, di Donzelli, di Marsilio e del sindaco D’Alberto. “Non sei stato uno zio qualunque” gli dice la nipote. Presente tutta la politica regionale
TERAMO – In una Cattedrale stracolma e perfino troppo piccola per contenere tutti, scorre il film della vita di Giandonato Morra. Per chi ne ha conosciuto l’esuberanza giovanile, il trasporto passionale per la politica combattuta e guerreggiata degli anni ’80, la capacità al confronto aperto con la forza del buon senso, quel suo innato senso del ragionamento politico che ti portava a dargli sempre ragione, per chi. ha vissuto accanto a lui tutto questo sembra incredibile guardare quel feretro a terra nella navata centrale del Duomo di Teramo. Ma è il ciclo della vita, seppur precocemente avida nello strappare alla sua famiglia e a noi questo grande buon’uomo.
Non serve ricorrere alla retorica della cronica inaccettabilità del concetto di selezione dei migliori da sacrificare al passaggio a miglior vita. Nel caso di Giandonato, anzi, proprio per questo suo essere il migliore tra tanti, c’era da aspettarselo. Perchè nelle parole di tutti i presenti, questo pugliese-teramano sempre pronto a farti sorridere, dall’innata simpatia, esce descritto con unanime apprezzamento. Non una falla, non un difetto nonostante l’essere politico, che sulla bocca della gente, è vox di accezione negativa. Ben lo definisce Marco Marsilio, che nel suo saluto all’amico di partito, davanti a una folla in lacrime dentro al Duomo, lo ricorda come colui “che ha fatto dell’onestà uno stile di vita” e gli porta il saluto di Giorgia Meloni, il presidente del Consiglio e leader del suo partito, che non ha mai nascosto grande apprezzamento per ‘Giando’.
“Generoso, leale, schietto, Giandonato era un riferimento all’interno di Fratelli d’italia – dice il responsabile nazionale di FdI, Giovanni Donzelli -“, al quale viene facile ricordare come Giandonato fosse stato un attore protagonista di quell’esecutivo nazionale del primo partito d’italia, quando non lo fosse ancora. Perchè la passione politica di Morra era di quelle cresciute sull’impegno, sul sacrificio all’interno di una forza politica che aveva conquistato, con anni e anni di sofferenza, la meritata ribalta alla guida della nazione. Con il fare, con il confronto, con il dialogo: i segreti con i quali Giando era riuscito a far man bassa di apprezzamenti e stima. Non a caso la chiesa teramana raccoglie nell’ultimo saluto tantissima gente delle forze politiche che non son proprio nel dna di Morra. Ai suoi funerali ha partecipato tutto l’establishment politico del centrodestra regionale (da Marsilio ai parlamentari Sigismondi, Liris, Testa, Donzelli, e poi Febbo, Quaresimale, l’ex Governatore Chiodi, Paolo Tancredi, Gatti) e i sindaci Costantini, Nugnes, Scordella, Biondi, Laurenzi, De Antoniis, Agostinelli, Altitonante per citarne solo alcuni, ma anche tantissimi rappresentanti della sinistra, segno inequivocabile di chi fosse questo gran signore della politica.
“Giandonato arricchiva chiunque avesse la fortuna di incontrarlo – dirà il primo cittadino di Teramo, Gianguido D’Alberto, nel suo commiato dall’altare, prima di toccare a lungo e baciare la bara in procinto di lasciare la piazza -, perché con tutti ha avuto un confronto onesto, rispettoso, leale e soprattutto permetteva di confrontarsi sulla base delle idee. Ecco perché ho detto che in questa fascia che ho l’onore di indossare c’è la traccia indelebile del suo ricordo, della sua persona“. Per Jwan Costantini “Giandonato era un esempio, grazie a lui tantissimi giovani si sono avvicinati alla politica. La sua è una perdita incolmabile sotto il profilo politico ma soprattutto sotto quello umano“.
Marilena Rossi, la coordinatrice provinciale di Fratelli d’Italia con ha condiviso con Giandonato il lavoro di questi ultimi mesi, in parallelo con la degenerazione della malattia, sottolinea il peso “di un rapporto che è sconfinato nell’amicizia vera, fraterna, arricchita da insegnamenti e consigli che resteranno scolpiti nel futuro“. E Marsilio stesso nel traccia un profilo di grande portatore di idee nella casa comune del partito di governo, attraverso consigli preziosi, “che siamo sicuri – ha detto il Governatore – continueremo a ricevere anche da lassù“. “Giandonato è stato un Avvocato – ha detto il presidente dell’Ordine, Tonino Lessiani -, sempre pronto nella sua professione, protagonista di una professione che gli permetteva di mettere in campo tutto i suoi pregi di persona disponibile, preparata e difensore dei diritti“.
Ma in tanti resterà anche indelebile il ricordo dell’altro Giandonato. Quello privato, quello di proprietà di Fausta, Raimondo e Cristiano, che anche noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere e amare. Quello del marito protettivo e amorevole, del padre saggio e presente, dell’amico leale. Giandonato “Non è stato uno zio qualunque – ha gridato una delle nipoti dall’altare -, che sapeva farci sempre ridere, non so ancora se per quello che diceva o come lo diceva“. Giandonato era tutto questo. E i teramani, che hanno applaudito a lungo e più volte durante la messa del vescovo Lorenzo Leuzzi e fuori di essa, ne hanno riconosciuto il valore e il talento. Quei concittadini della Teramo che ha scelto come sua casa, come seconda famiglia e come terra dove riposerà in eterno, con l’onore e il ricordo che meriterà per sempre.