Il presidente Maurizio Di Provvido commenta la recente sentenza della Cassazione che ha messo un punto fermo sull’esercizio della professione senza abilitazione
TERAMO – Il presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Teramo, Maurizio Di Provvido, è intervenuto per commentare la recente sentenza della Cassazione, depositata il 21 novembre, che ha stabilito che la tenuta dei registri contabili e la redazione delle dichiarazioni dei redditi, senza la prescritta abilitazione, comportano la condanna per esercizio abusivo della professione. Di Provvido si riporta anche a quanto esposto dal presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano Di Nicola, che ha detto: “Una sentenza importante ed estremamente chiara sul concetto di esercizio abusivo della professione di commercialista, di cui far tesoro nella nostra azione di vigilanza su questo tema”.
Un concetto pienamente condiviso da Di Provvido, che aggiunge: “La sentenza evidenzia che è reato il compimento senza titolo di atti che, pur non attribuiti singolarmente in via esclusiva a una determinata professione, siano univocamente individuati come di competenza specifica di essa, allorché venga realizzato con modalità tali (per continuatività, onerosità e organizzazione) da creare, in assenza di chiare indicazioni diverse, le oggettive apparenze di un’attività professionale svolta da soggetto regolarmente abilitato. L’Ordine di Teramo – aggiunge il presidente Di Provvido -, da sempre, è stato attento e vigile su simili abusi e continuerà a farlo grazie anche alla nuova sentenza della Cassazione e provvederà a segnalarli alle autorità competenti. Le segnalazioni dovranno essere ovviamente circostanziate e documentate, in modo da consentire una valutazione adeguata dei comportamenti contestati”.
“La lotta all’abusivismo – conclude Maurizio Di Provvido – è ancora più sentita dal Consiglio nazionale che ha deciso che le segnalazioni che perverranno, da tutto il territorio nazionale, verranno prese in carico e verificate da un gruppo di lavoro interno appositamente istituito, di cui farà parte anche un pool di legali“.