E’ scomparso a 77 anni lo storico erede della lunga tradizione di attività balneare che fece di Giulianova una perla dell’Adriatico
GIULIANOVA – Un pezzo di storia che se ne va: Francesco ‘Cannò’ Flagnani è venuto a mancare oggi, all’età di 77 anni, dopo una vita trascorsa accanto alle ‘creature’ di famiglia, il Caprice e il Venere. Decano degli operatori balneari giuliesi, erede di papà Domenico e nonno Flaviano e di una tradizione che dal 1905 a Giulianova coincideva con il mare, la spiaggia, gli ombrelloni e i casotti, era malato da tempo ma fino alla fine si era dedicato allo stabilimento rimasto, il Caprice, dopo la vendita qualche anno addietro, del Venere.
Generazioni e generazioni di bagnanti hanno frequentato i suoi chalet, luoghi di ritrovo anche per il dopo mare, e tutti avevano potuto toccare con mano il carattere ‘famigliare’ del rapporto che si instaurava con la famiglia Flagnani. Era i tempi del boom economico e dello splendore del lungomare monumentale giuliese dove il Caprice e il Venere costituivano due perle assolute. E Francesco Flagnani aveva mantenuto inalterato negli anni quello stile balneare appreso dal nonno e dal padre Domenico, quando lo chalet Venere era addirittura costruito su palafitte di legno e venivano smontato a fine stagione e rimontato in estate in un posto diverso: nel 1948 fu deciso di costruirlo in muratura e così anche il Caprice, che avevano abcge i caratteristici casotti in un unico edificio di cemento rialzato. Erano gli anni in cui l’economia era florida, e tantissimi teramani compravano casa al mare e riempivano le file di ombrelloni dei due stabilimenti, che avevano i primi jukebox e le serate danzanti, e da tmpo avevano aperto al turismo di massa, dopo un lungo periodo riservato a signorotti e famiglie facoltose, con le spiegge separate tra uomini e donne.
A salutare la dipartenza di Francesco ‘Cannò’ è stato, tra i primi, il sindaco Jwan Costantini: “Francesco Flagnani – ricorda il primo cittadino giuliese – è figura storica dell’imprenditoria giuliese. E’ stato, peraltro, nel suo stabilimento, il mio primo datore di lavoro. Diciassettenne, anche grazie ai suoi figli, ho appreso il significato del sacrificio, della costanza e della perseveranza. Lo ricordo oggi con rimpianto e con un sincero sentimento di riconoscenza”. Francesco lascia la moglie Lina e i figli Domenico e Bianca.