Nella Chiesa Madre di Mosciano l’ultimo saluto davanti a oltre duemila persone della comunità rom e non solo, al ventenne morto in carcere tra le polemiche
MOSCIANO – La banda, tante gerbere bianche, un tappeto di rose candide e due striscioni: ‘Ciao Patrick’ e ‘Suicidio non a mio nome. Giustizia e verità per Patrick Guarnieri’. Ad accogliere il feretro del 20enne di Mosciano, trovato impiccato nel bagno della sua cella nel carcere di Castrogno, all’uscita della Chiesa Madre di Mosciano, tre lunghi applausi di oltre duemila persone radunate in grande ordine e silenzioso rispetto: il primo quando una delle sorelle dal sagrato lo ha salutato gridando ‘giustizia per Patrick’ e due volte nel breve tragitto fino al carro funebre, dove la cassa bianca ha ricevuto lo straziante abbraccio di disperazione della madre Cristina, del padre Gervasio, e dei fratelli Guido, Alex, Tiziana e Anastasia.
Tutto attorno non c’era soltanto la vasta parentela e fratellanza rom e sinti di tutta la regione e oltre, ma anche tanti altri cittadini – e tra questi anche una larga rappresentanza di giovani della Casa del Popolo di Teramo -, affranti dal sapere che in quella bara bianca c’era la salma di un ragazzo di 20 anni, i cui problemi di salute, i limiti nel parlare e nel sentire e la sua cleptomania, avrebbero sicuramente richiesto maggior attenzione e protezione, piuttosto che la detenzione in carcere. Il percorso terreno e religioso di Patrick si è concluso con una solenne messa celebrata da tre parroci, una coreografia densa di significato e commozione, un altrettanto solenne corteo fino al cimitero di Mosciano – come quello che lo aveva accompagnato da casa fino alla chiesa – e tutt’attorno un clima di amarezza ma anche rabbia: “Suicidio non nel mio nome”, hanno scritto amici a parenti, a conferma che la dinamica della tragica morte del giovane non viene accettata dall’intera comunità.
Chi si aspettava un funerale turbolento è rimasto deluso. Le esequie si sono svolte in grande serenità e dignitosa partecipazione: anche la madre Cristina, accompagnata dal personale della polizia penitenziaria, ha potuto partecipare all’ultimo saluto del più piccolo dei suoi cinque figli. Patrick non c’è più ma da oggi c’è un altro percorso che l’intera comunità rom e non solo intende affrontare fino in fondo, quello che porti alla verità e alla giustizia.