Domani anche a Teramo le toghe aderiscono all’astensione dall’attività giudiziaria indetta dall’Unione delle Camere Penali italiane: “Nei primi due mesi del 2024, ogni due giorni un detenuto si è tolto la vita”
TERAMO – Anche gli avvocati protestano per la dura condizione delle carceri italiane. Lo faranno domani, in tutta italia, e anche al tribunale di Teramo, astenendosi dalle udienze e dalle attività forensi, fatta eccezione quelle che riguardano i detenuti. Anche la Camera Penale ‘Giuseppe Lettieri’ di Teramo’ ha aderito allo sciopero indetto dall’Unione delle Camere penali italiane per l’intera giornata del 20 marzo: alla base dell’iniziativa c’è la finalità di denunciare “l’irrazionale moltiplicazione delle fattispecie di reato con il conseguente aggravamento delle pene in senso contrario al principio di uguaglianza e di proporzionalità, facendo gravare in maniera del tutto irragionevole sul sistema penale e sul sistema carcerario il destino dell’intero ordinamento“.
In particolare, il dito delle toghe italiane è puntato sullo “stato inumano e degradante della detenzione nel nostro Paese“, con una denuncia che cade con tragica coincidenza sull’ultimo fattaccio registrato tra. le sbarre del carcere di Castrogno, con la morte del 20enne Patrick Guarnieri, trovato senza vita con un lenzuolo al collo in circostanze ancora da chiarire. Gli avvocati denunciano che il numero dei detenuti, “superiore alle 60.000 unità e con un aumento costante di circa 400 al mese, ha raggiunto quote prossime a quelle che nel 2013 hanno condotto la Corte EDU a emettere la sentenza ‘Torreggiani‘, con la quale l’Italia è stata condannata per la persistente violazione del divieto di infliggere pene o trattamenti inumani ai detenuti“.
Ma è sui suicidi in cella che le Camere Penali italiane intendono accendere i riflettori: “Il fenomeno – scrivono nel loro deliberato gli avvocati – dei suicidi avvenuti in carcere nei primi 58 giorni del 2024 è in continua ascesa, circa uno ogni due giorni, e appare oramai improcrastinabile un immediato intervento del Governo e della Politica, tutta, al fine di arginare la strage in atto; ogni giorno trascorso senza che siano attuati rimedi idonei a scongiurare la morte, per malattia e per suicidio, negli istituti penitenziari non può che accrescere le responsabilità, politica e morale, di coloro che tale fenomeno hanno l’obbligo di affrontare con rimedi urgenti e inderogabili; vi è il pericolo concreto che togliersi la vita in carcere possa rappresentare, per i tanti oppressi, una “soluzione” da emulare, per sfuggire a condizioni di privazione della libertà sempre più umilianti e disumane; infine, il sovraffollamento carcerario, la patologica carenza negli organici di agenti penitenziari, di medici e psichiatri e di operatori sociali acuiscono le già penose condizioni di vita dei detenuti“.
Gli avvocati delle Camere Penali italiane vogliono sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto persuadere Governo, Parlamento e politica tutta sulla necessità “di adottare atti di clemenza generalizzati, quali l’indulto o l’amnistia, legiferare urgentemente in materia di concessione della liberazione speciale anticipata, introdurre il sistema del “numero chiuso” ovvero ogni altro strumento atto a limitare in futuro il ripetersi del fenomeno del sovraffollamento, prevedendo altresì misure extradetentive speciali per detenuti in espiazione breve“.