Il tribunale invita le parti a una conciliazione entro il 28 ottobre, sulla base di 1,550 milioni di euro per saldare i creditori in 30 mesi e i professionisti entro dicembre. Altrimenti la Gst può vendere ad altri
TERAMO – Dopo mesi e mesi di contrapposizioni, polemiche, chiusure, riaperture, la parole fine sulla annosa diatriba degli impianti dei Prati di Tivo adesso la scrive un giudice: se l’imprenditore marchigiano Marco Finori, che lamentava l’esclusione dall’acquisto degli impianti di proprietà della Gran Sasso Teramano (compresi quelli di Pratoselva), adesso può farlo.
Nell’ultima udienza del procedimento che lo stesso Finori aveva provocato, lamentando dall’esclusione un danno che avrebbe dovuto esser risarcito, il giudice civile Lorenza Pedullà ha invitato le parti a trovare un accordo transattivo e ne ha stabilito i termini di una proposta conciliativa. Secondo questa, Finori deve pagare 1,55 milioni di euro per rilevare “ramo d’azienda, debiti, crediti. beni mobili e immobili e concessioni, con obbligo dello smontaggio degli impianti giunti a fine vita tecnica e accollo liberatorio di tutti i debiti della Gran Sasso Teramano, dietro il pagamento integrale di tutti i creditori sociali entro 30 mesi, dei professionisti entro la fine del 2024″, confermando per il resto tutto quanto previsto nella bozza contrattuale che la Gran Sasso Teramano aveva proposto a Finori con la pec dell’aprile 2022“.
Finori può accettare questa ipotesi conciliativa del giudice o trattare su questa, diversamente potrà lasciare e ‘liberare’ la Gst per cercare un nuovo acquirente e chiudere il capitolo Finori. Per trovare un accordo le parti hanno tempo fino al 28 ottobre. Una data forse un pò troppo in là, ma la soluzione – cioè l’accettazione della proposta – metterebbe in condizioni in questo caso Finori di avviare la gestione invernale come ad un eventuale nuovo acquirente di salire in corsa.