La donna, titolare dell’allevamento dove sono stati scoperti due giovani dipendenti in stato di schiavitù, ha violato più volte l’obbligo di dimora nel comune di Teramo
TERAMO – Dopo il figlio, accusato di caporalato per aver tenuto in stato di schiavitù due giovani stranieri senza permesso di soggiorno, finisce agli arresti anche la madre, in un primo momento costretta all’obbligo di dimora nel comune di Teramo.
I controlli dei carabinieri di San Nicolò, infatti, hanno verificato che la donna, titolare dell’azienda di allevamento animali di Sant’Atto, dove erano stati trovati i due dipendenti-schiavi, non ha rispettato il provvedimento emesso dalla magistrtura nei suoi confronti. La donna cioè si è mossa liberamente al di fuori dei limiti territoriali imposti e le ripetute violazioni registrate dai militari hanno indotto il magistrato a commutare l’obbligo di dimora in arresti domiciliari.
Il figlio 21enne, che risulta essere coordinatore dell’attività agricola, era stato già raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nel corso delle indagini in cui erano emersi gravi episodi di caporalato, che il giovane ha negato nel corso dell’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip.