Per 5 ore brucia un fronte che va dal ‘lago di Cardelli’ al canile, sull’area dove sorgerà il biodigestore TeAm: sarà un caso? Il fuoco minaccia quattro case (evacuate) e impegna 30 pompieri e altrettanti volontari con 15 mezzi, due elicotteri e un Canadair
TERAMO – Stavolta l’hanno fatta grossa il piromane e i suoi complici, seminando di inneschi un’ampia zona della collina della Specola che digrada sulla contrada Carapollo. Il grande incendio che è divampato poco dopo le 14, non ha niente a che fare con i precedenti che dal 2015, al ritmo quasi di uno o due (come nel 2017 quando furono addirittura tre), hanno ormai deturpato il sottobosco e la sterpaglia dei pochi calanchi presenti.
Hanno fatto di peggio, oggi, perchè i roghi degli anni scorsi avevano sì lambito l’area di stoccaggio del gas con tutti i pericoli conseguenti o il canile e la sede di trasferenza della TeAm, senza avvicinarsi mai, però, al limite di guardia come successo oggi con la struttura della Teramo Ambiente.
E non c’è uno, uno solo, tra i dipendenti, gli amministratori, i volontari e i teramani che hanno osservato a distanza l’enorme lavoro dei vigili del fuoco e delle associazioni di protezione civile, che non ha associato questo incendio del primo giorno del 2024 al costruendo biodigestore. Eh sì, la coincidenza è fin troppo evidente e considerata la genesi di tutti i nuovi impianti tecnologici della città, nell’ultimo mezzo secolo, non è follia pensare che l’atto doloso e vile messo a segno dai soliti ignoti, possa essere anche un messaggio indiretto di chi non vuole l’opera da 30 milioni di euro, che costituirebbe una svolta nella questione energetica legata alla vita dei teramani. Buona parte dell’area andata a fuoco appartiene infatti alla TeAm ed è quella, dietro e vicino all’inceneritore che andrà abbattuto, che ospiterà il biodigestore. Quale futuro adesso, possa avere l’impianto – in fase avanzata di progettazione tanto che è stato presentato nella sua fisionomina definitiva nei giorni scorsi – è difficile dirlo. Di certo le forse di polizia, e in particolare i Carabinieri Forestali, hanno aperto un0indagine per chiarire l’origine di questo incendio che ha tenuto in apprensione per oltre 5 ore l’intera città: la cenere dell’incendio ha ricoperto qualsiasi cosa nel giro di 4una decina di chilometri, la pavimentazione di corso San Giorgio presentava un velo di fuliggine.
Trenta ettari almeno sono andati distrutti, dalla zona del lago Cardelli, sotto alla provinciale per Canzano dove sono state evacuate anche sette abitazioni per il concreto rischio dell’arrivo delle fiamme. Contro il fuoco hanno lottato oltre 30 pompieri con 15 mezzi operativi, giunti anche dall’Aquila oltre che dal comando di Teramo e dal distaccamento di Nereto. Con temperature che hanno largamente superato quella di base che oggi, a Teramo, ha sfiorato i 45 gradi. Sono stati eroici, assieme ai volontari antincendio delle associazioni (Gran Sasso d’Italia e Cives), saltando da una zona all’altra per confinare il fuoco, bagnare l’area successiva al fronte del fuoco, contro un incendio che cambiava continuamente direzione per via del forte vento caldo, e che quando sembrava domato, riprendeva beffardamente minacciando tutto.
La lotta contro il fuoco si è poi spostato nel punto più rischioso, il Centro di trasferenza della Teramo Ambiente (leggi qui in altro articolo) e il canile comunale. L’arrivo di due elicotteri – l’Erickson S-64 ‘Chocise’ l’Orso Bruno’ messo a disposizione dalla Regione Abruzzo – e del Canadair sul finire di giornata, ha permesso di tenere sotto controllo l’incendio che sembrava sfuggire a qualsiasi forma di contenimento. In nottata è rimasto sul posto un presidio di volontari e una squadra di vigili del fuoco per monitorare la situazione, mentre si indaga per dare un nome ai vigliacchi che hanno scatenato questo ennesimo inferno ambientale.
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