Toccante momento celebrativo con l’intitolazione della via a uno dei personaggi teramani più importanti del panorama musicale nazionale e internazionale
TERAMO – La musica di Ivan Graziani nel suo ‘Nino Dale and his Modernist’ suonata dai ragazzi della band FM 93.7, hanno fatto da colonna sonora alla cerimonia di intitolazione della via sul lungofiume al compianto maestro Nino Dale, scomparso nel maggio del 2007 dopo una vita dedicata alla sua passione, la musica. Momento toccante, unito alla dedica a un personaggio che di Teramo è stato amante e promotore in tutto il mondo, attraverso la valorizzazione di talenti musicali di cui oggi la nipote Nicoletta e Faremusika sono gli eredi diretti.
“Un’intitolazione che si pone nello spirito, promosso dall’Amministrazione, di valorizzare la funzione della Toponomastica non solo come strumento urbanistico- amministrativo finalizzato a ordinare le strade della città, ma anche come opportunità per rendere omaggio sostanziale a personalità che si sono distinte per meriti particolari e che hanno dato lustro alla città e al territorio – ha detto il sindaco Gianguido D’Alberto prima di svelare la targa stradale -. E’ questo il caso di Nino Dale, che con la sua attività musicale e la sua originale sensibilità, ha saputo arricchire Teramo e diffonderne la conoscenza oltre i confini. L’amministrazione comunale è da sempre attenta alle problematiche della denominazione di nuove strade, riconoscendo l’importanza della Toponomastica quale strumento non solo di ordine ammirativo ma anche (e forse soprattutto) come opportunità per onorare la memoria di concittadini che si sono distinti, rappresentando in virtù della loro storia, un elemento identitario del territorio”.
Alla manifestazione, oltre al sindaco, al presidente del Consiglio comunale Alberto Melarangelo e molti componenti della giunta, hanno partecipato i famigliari del maestro e la moglie di Ivan Graziani, Anna Bischi.
CHI ERA NINO DALE
Nino Dale, all’anagrafe Francesco D’Alessandro, è nato a Viareggio il 18 agosto del 1921, città dove lavorava il padre Giovanni, impiegato nei cantieri navali della località toscana. Francesco, dopo soli 14 giorni di vita, insieme ai fratelli maggiori Quirino e Olga e alla mamma Concetta Mascetti, montoriese dalle origini modeste, torna a Teramo. Il papà Giovanni, in accordo con gli zii Arturo, Vincenzo e Orlando, decide di dare al suo terzo figlio il nome di Lenin, ma nel 1927 scopre che, a causa delle regole fasciste dell’epoca, non può iscrivere a scuola un bambino con quel nome così lo cambia in Francesco.
Giovanni muore a soli 38 anni a causa di una polmonite. Lascia Concetta, Quirino, Olga, Francesco e l’ultima nata Ida nel più totale sconforto e disagio economico. Così Francesco a soli 14 anni lascia la scuola che tanto amava per mettersi alla ricerca di un lavoro, prova tanti diversi mestieri: il meccanico, il tappezziere, il barbiere, il parrucchiere, il tipografo ed alla fine il barman, ritenendolo più adatto al suo temperamento. Nel tempo libero frequenta assiduamente il cinema Apollo appassionandosi ai film e alla musica americana e, colpito dai sassofonisti jazz, si iscrive al primo anno di clarinetto all’istituto musicale “G. Braga”. Le sue conoscenze musicali sono ancora acerbe, ma riesce comunque ad entrare nella banda degli Avanguardisti diretta dal Maestro Antellini, che lo spinge a sostituire il clarinetto con il sassofono. Unitamente alla passione per la musica scopre la sua grande predisposizione per lo sport e l’8 settembre 1939 nello stadio di Saronno (MI) partecipa alla più importante gara di marcia a livello nazionale, arrivando secondo ed ottenendo anche un avviso di selezione per partecipare alle Olimpiadi di Tokio 1944.
Nel 1940 si arruola ed entra a far parte della fanfara, mettendo in mostra le sue doti canore e confermando il suo talento sportivo. Ma il sogno si frantuma a causa della guerra! Informato dal Comandante della scuola Allievi della Guardia di Finanza che, in quanto campione nazionale di marcia, era dispensato dall’andare al fronte Francesco, guidato dal suo amore per la patria ed il suo forte senso del dovere, si offre comunque volontario. Il 13 dicembre dello stesso anno viene colpito ad una gamba da una mitraglia greca e caricato su un mulo, dopo un giorno e mezzo di cammino, arriva in un ospedale da campo dove subisce un primo intervento. Sopravvissuto ad ulteriori attacchi nemici, riesce a rientrare in Italia consapevole che il sogno di una carriera da atleta è ormai definitivamente svanito. Il 1944 è un importante anno per Francesco che, dopo aver subito diversi interventi chirurgici che gli salvano la gamba dall’amputazione e sopravvissuto al sequestro dei tedeschi, riprende i suoi studi musicali. Il 20 agosto sposa Iolanda Scarpone. Dal matrimonio nascono tre figli: Gianni, Marco ed Elisa; a loro, e successivamente ai nipoti, Nino Dale trasmette la sua grande passione per la musica. Nel 1946 la necessità di lavorare, unita all’intraprendenza ed alla grande passione per la musica, spingono Francesco D’Alessandro a fondare la sua prima orchestra chiamata “06”, con la quale firma il suo primo ingaggio a lungo termine con la Fratellanza Artigiana, esperienza ancora cara a molti Teramani; prende così il via la sua carriera artistica.
In quel periodo molte compagnie di varietà passano per Teramo, città considerata banco di prova, cosi il Maestro De Palma conosce ed apprezza il modo di cantare di Francesco, proponendogli di entrare a far parte della sua compagnia teatrale. Debutta quindi al Teatro Petruzzelli di Bari dove viene notato da Carlo Vitale, direttore dell’Orchestra di Musica Leggera dell’Eiar (oggi Rai) di Bari e, dopo alcuni giorni di studio per sistemare la dizione, debutta a Radio Rai. In quell’occasione Francesco D’Alessandro, nome considerato dall’ Eiar artisticamente troppo lungo, diventa “Nino Dale”. Il forte legame con la sua terra e l’amore per la famiglia lo spingono a tornare a Teramo e a ricostituire la sua orchestra che, con il passare del tempo, riscuote sempre maggiori successi nei locali abruzzesi e marchigiani. Con la canzone “Pino solitario” vince il concorso nazionale per voci nuove, accompagnato dall’orchestra dell’Eiar diretta dal maestro Francesco Ferrari e nel 1947 si cimenta anche come attore mettendo in scena la commedia di Peppino De Filippo “A Coperchia è caduta una stella”.
Le opportunità di lavoro che gli arrivavano da teatri e prestigiosi locali come, il Casinò di Venezia e la Bussola di Viareggio, gli permettono di collaborare con importanti artisti come Mina, Pippo Baudo, Ornella Vanoni, Domenico Modugno, Milva, Peppino di Capri, Orietta Berti, Nada e tantissimi altri. Tante sono le tournèe. In Tunisia viene accolto come una star dal presidente Habib Bourguiba e dall’Imperatore dell’Abissina Ailè Selassiè, ed in uno sei suoi concerti conoscere lo scrittore Alberto Moravia. Nino Dale oltre che grande musicista è un importante talent scout, Ivan Graziani, che nel 1983 gli dedica la canzone “Nino Dale and his Modernist”, è senza dubbio il più rappresentativo degli artisti che ha accompagnato verso il successo. Con lui suonano numerosi musicisti chiamati a far parte delle sue “orchestre”, citate e invocate, come modello di professionalità e qualità, in tutta Italia. Forgia caratterialmente e artisticamente un numero infinito di giovani talenti che ancora oggi gli tributano sincera stima e rispetto.
Le sue intese esperienze di vita devono essere documentate, così nel 1995 accetta la proposta dell’editore Mario D’Arcangelo scrivendo la sua biografia dal titolo “Nino Dale, una vita per la musica”. pubblicata nella collana “Figli D’Abruzzo”. La passione per la musica lo accompagna anche nei suoi ultimi 10 anni di vita, quando il morbo di Parkinson gli impedisce di esibirsi in pubblico, si dedica così alla passione per la pittura, rimasta però pudicamente intima fino al 5 settembre 2008 quando, con la mostra di pittura “…non solo sax”, organizzata dall’associazione culturale Faremusika, vengono esposte per la prima volta le numerose opere di Nino Dale.
Il 12 settembre 2007 il maestro della musica Teramana lascia alla sua famiglia, a tutti quelli che lo hanno conosciuto e alla sua città il ricordo di un uomo gentile, onesto, brillante e dal talento cangiante.