In via Savini, all’esterno della caserma Porrani, taglio del nastro per l’opera donata al Comune di Teramo dal maestro scultore Giuseppe Palombo in onore dei tre carabinieri e dell’alpino fucilati per rappresaglia dai tedeschi nel settembre ’43
TERAMO – Con una solenne e partecipata cerimonia, questa mattina in via Savini, nei pressi dell’ingresso carrabile della caserma Porrani, sede del Comando provinciale dei carabinieri di Teramo, è stato scoperto il bassorilievo che raffigura ‘I martiri di Sella Ciarelli’, opera donata dal maestro scultore Giuseppe Palombo al Comune di Teramo, per renderla fruibile dalla popolazione.
Il bassorilievo realizzato nel 2001, misura 96 centimetri di altezza per 146 di larghezza, ed è stata eseguita in cemento fuso francese: raffigura il momento in cui tre carabinieri e un alpino vengono fucilati da un plotone di esecuzione nazista per rappresaglia. L’opera oltre ad abbellire un angolo della città, ricorderà ai passanti e in particolare alle future generazioni, il sacrificio di quattro giovani italiani che hanno servito la Patria fino all’estremo sacrificio, atto che non deve e non può essere dimenticato.
Nella strage di Sella Ciarelli di Valle Castellana, il 26 settembre del 1943, sacrificarono la loro vita i carabinieri Settimio Annecchini di Fossacesia (Chieti), 41 anni, e Angelo Cianciosi di Furci (Chieti) 42 anni, il brigadiere Leonida Barducci di Ancona, 33 anni, e il sergente maggiore alpino Donato Renzi di Valle Castellana, 30 anni, assieme a un militare neozelandese. Furono fucilati dai tedeschi che all’indomani della battaglia persa contro i partigiani a Bosco Martese, si fecero promotori di azioni di rappresaglia e rastrellamento contro i patrioti e i civili del luogo: quel giorno 943 i nazisti intrapresero una vasta azione combinata di reparti di fanteria e artiglieria per snidare i patrioti radunati al Ceppo. In particolare un reparto di 60 soldati tedeschi occupò la caserma dell’Arma dei carabinieri di Valle Castellana-Pascellata e arrestò i militari italiani di quella stazione, con l’accusa di aver collaborato con i partigiani.
Durante lo scontro il brigadiere Barducci e i due carabinieri Annecchini e Cianciosi vennero disarmati e fatti prigionieri. Un quarto carabiniere riuscì a fuggire. Al termine di un sommario interrogatorio-processo, di fronte all’ostinato rifiuto di fornire i nomi e i nascondigli dei partigiani, i tedeschi li fucilarono a Sella Ciarelli. Con loro fu trucidato anche il sergente maggiore degli Alpini Donato Renzi, legato da profonda amicizia con Settimio Annechini, che viveva a Pascellata in una casa vicino alla caserma dei carabinieri, e che si trovava in licenza forzata dopo l’8 settembre, per lo scioglimento della sua e delle altre divisioni degli alpini. Renzi doveva scontare la colpa di aver ospitato nella propria abitazione un soldato neozelandese. Il milite alleato tradì la fiducia dell’alpino. Infatti una volta arrestato, con la speranza di ricevere in cambio la libertà, indicò ai nemici l’alloggio dove era stato ospitato. I tedeschi arrestarono Renzi e lo fucilarono assieme ai carabinieri e al neozelandese. I cadaveri, per ordine di un ufficiale tedesco, rimasero sul posto dell’uccisione fino al 6 ottobre 1943, data in cui, con l’autorizzazione dello stesso funzionario, furono seppelliti nel cimitero di Pascellata, dove tuttora riposano.