Vigili del fuoco al freddo dentro la caserma

La denuncia del Conapo diventa un caso nazionale: solo 6-9 ore di riscaldamento al giorno con la beffa dei termoconvettori che poi soffiano aria fredda. E gli orari di accensione sono diversi da piano a piano. Sindacato sul piede di guerra

TERAMO – Suona come un paradosso che loro, esposti a ogni genere di intemperie per garantire il servizio di soccorso tecnico pubblico che li rende ‘angeli di strada’, si ritrovino a soffrire il gelo perché le loro caserme sono senza riscaldamento…

Succede ai vigili del fuoco del comando provinciale di Teramo, che nelle loro sedi territoriali, lamentano la mancanza di una doccia calda o, peggio, di un ambiente confortevole che li riscaldi al rientro da un servizio, magari in cui hanno anche lavorato sotto la pioggia, la neve o al gelo.

Questo accade non perchè sia rotta una caldaia o perché lo stato non ha pagato le bollette del gas. Perchè sembra che da quest’anno la gestione degli impianti di riscaldamento nelle sedi di servizio è affidata non più al Comando stesso dei pompieri, bensì ad una ditta esterna che da remoto gestisce gli orari di accensione e spegnimento. Senza tener conto che in questo caso non si tratta di uffici pubblici aperti durante il giorno, ma di sedi che ospitano un corpo in attività 24 ore su 24, 365 giorni all’anno e, peggio ancora, in qualsiasi condizione climatica esterna.

Ecco dunque che quelle 6 o al massimo 9 ore definite dal contratto con la ditta esterna “non soddisfano le tempistiche necessarie per rendere gli ambienti di lavoro confortevoli per gli operatori”. La denuncia arriva dal Conapo, il sindacato autonomo dei vigili del fuoco, il cui segretario provinciale Davide Salvucci ne ha fatto un caso nazionale, approdato sul tavolo del segretario generale Marco Piergallini e da questi rimbalzato all’attenzione del capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, Carlo Dall’Oppio, del Direttore centrale per l’Innovazione tecnologica, la Digitalizzazione e per i Beni e le Risorse logistiche e strumentali, Stefano Marsella.

Il caso limite è quello della sede centrale di Teramo, la storica ristrutturata ex caserma degli alpini ‘Grue’, in via Diaz: nelle ore quando le centrali termiche si spengono, i termoconvettori al primo e terzo piano emanano aria fredda, disperdendo tutto il calore precedentemente erogato. Al secondo piano, i termosifoni hanno orari di accensioni differenti e per la quasi totalità della giornata risultano completamente spenti. In queste condizioni alzi la mano chi ha il coraggio di mettersi sotto alla doccia al rientro di un eventuale severo (anche sotto l’aspetto climatico) intervento di servizio, trovando un ambiente gelido e per niente confortevole in cui recuperare le energie profuse.

L’ultimo appello è dello scorso 20 novembre ai vertici nazionali, oltre che al comandante provinciale Davide Martella e al direttore regionale, Gennaro Tornatore. La richiesta del Conapo è di tutelare i vigili del fuoco teramani, “portando l’accensione degli impianti a 24h al giorno“, approfittando del caso anche per sollecitare, “come già fatto da oltre un anno – scrive il segretario Davide Salvucci -, il montaggio degli impianti di condizionamento inverter presso la sede di Roseto degli Abruzzi“.

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