La sentenza dei giudici di Cassazione. Confermata condanna a 20 mesi per rifiuti di atti d’ufficio e falso. Compariranno dinanzi alla Corte d’Appello di Perugia ex sindaco di Farindola, 5 tecnici della Provincia e uno del Comune, ma c’è rischio prescrizione
ROMA – Diventa definitiva la condanna ad 1 anno 8 mesi per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, nell’ambito della vicenda legata alla strage di Rigopiano dove il 18 gennaio del 2017 morirono 29 persone a causa di una valanga che travolse un hotel. Il prefetto Provolo è accusato di rifiuto di atti di ufficio e falso.
Lo hanno deciso oggi, al termine della camera di consiglio rinviata la scorsa settimana, i giudici di Cassazione che hanno anche disposto un nuovo processo di appello per l’ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, dinanzi ai giudici della corte d’Appello di Perugia.
Nuovo processo di secondo grado anche per 5 dirigenti della Provincia e per un tecnico del comune all’epoca dei fatti. Per loro però, così come per il sindaco, potrebbe arrivare la prescrizione delle accuse. Appello bis invece per sei persone, tutti dirigenti della Regione Abruzzo all’epoca dei fatti, che era stati assolti nei due precedenti gradi di giudizio. Confermata invece la condanna all’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso.
Ecco il dispositivo della sentenza di Cassazione: “In accoglimento parziale del ricorso del Procuratore generale presso la Corte di appello dell”Aquila, la Corte di cassazione ha riformato la decisione dei Giudici di merito disponendo l’annullamento della sentenza di appello che, come già quella di primo grado, aveva escluso la responsabilità dei dirigenti del Servizio di Protezione civile della Regione Abruzzo per i reati di disastro colposo e omicidio e lesioni plurime colpose. Con riguardo al sindaco di Farindola e al tecnico del Comune dell’epoca dei fatti, nonché ai due funzionari della Provincia di Pescara condannati dalla Corte di appello per omicidio lesioni colpose plurimi, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto un nuovo giudizio di appello per rivalutare le loro posizioni – si legge -. La Cassazione ha poi confermato la condanna dell’allora Prefetto di Pescara per i delitti di omissione di atti d’ufficio e di falso ideologico in atto pubblico, nonché del Capo di Gabinetto della stessa Prefettura per falso ideologico in atto pubblico“.
Sono state, altresì, “confermate le assoluzioni disposte in primo e secondo grado per il delitto di depistaggio contestato al Prefetto e ai suoi funzionari“. Sono state, infine, “confermate le condanne del gestore dell’albergo e del geometra che aveva redatto la relazione allegata al permesso per la ristrutturazione dell’albergo stesso per i reati di falsità ideologica loro attribuiti.
Sui risarcimenti in favore delle parti civili si deciderà all’esito del giudizio di rinvio“.