Prati di Tivo: scarrucola la fune del Pilone. Era costata 60mila euro

Esempio drammatico del declino definitivo di una stazione turistica: l’impianto è stato affidato in custodia dal giudice

TERAMO – Ai Prati di Tivo, nella desolazione di una stazione di fatto chiusa per l’ennesimo inverno consecutivo, con la scusa degli O’BellX non funzionanti, anche gli impianti hanno deciso di abbandonare… suicidandosi. E’ il caso della seggiovia del Pilone di Mezzo, colpevolmente abbandonata alle intemperie (e solo da poco tempo privata delle sedute che per anni sono rimaste esposte al maltempo invernale): la fune di traino dell’impianto, costata 60.000 euro di denaro pubblico e riposizionata appena 5 anni fa, ha ceduto sotto i colpi del vento ed è finita a terra, tra le neve.

Succede in una stazione abbandonata a se stessa, dove contano più le parole e i rimpalli di responsabilità che l’interesse per l’attrattività turistica e l’economia locale, che si dimena tra interessi di bottega e politici: evitando la retorica del dire che quella fune poteva colpire qualcuno, ci limiteremo a sottolineare come questa è la sintesi dell’attenzione che viene messa nella gestione e nella custodia di un impianto di risalita pubblico, di proprietà della Gran Sasso Teramano, che un giudice ha affidato a un gestore, Marco Finori, lo stesso che ha in gestione e custodia gli altri impianti dei Prati (seggiocabinovia compresa) e di Pratoselva. Sì custodia. Che non significa necessariamente che il Pilone debba girare, ma quantomeno essere manutenuto e conservato dal danneggiamento. Ma chi controlla?

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