Sarà avviata una raccolta di firme per trovare risposte sulla mancata autorizzazione all’utilizzo dell’ex Comunale. Critiche alla logistica pensata dal progetto
TERAMO – Docenti e personale del Convitto Delfico vogliono “un’area nel centro storico che possa contenere tutta la realtà del Convitto, per il bene della scuola e dell’intera comunità cittadina”. E’ questa la reazione, che coinvolgerebbe anche la dirigente scolastica della scuola di piazza Dante, all’indomani della notizia dell’apertura del cantiere dove, nell’area del Forti alla Cona, saranno posizionati i moduli della scuola provvisoria di circa 700 metri quadrati che dovrà ospitare temporaneamente il solo Convitto.
E si apprestano a una raccolta di firme “di tutti coloro che hanno a cuore la vita di questa città“, affinché si diano risposte anche ad alcune domande che restano appese nell’ambiguità delle scelte politiche che appartengono allo sviluppo di questa città. Ad esempio: “Che fine ha fatto la super perizia pagata col danaro dei cittadini?“, “Perché non è stato chiesto il dissequestro per vie ordinarie, visto che la Cassazione non si è pronunciata nel merito della staticità dell’edificio?”, “Perché il Sindaco non concede l’ex Stadio comunale o l’area della San Giuseppe messa a disposizione dai proprietari?“.
Al di là di questo, la famiglia del Convitto Delfico ribadisce che non c’è possibilità alternativa alla struttura di piazza Dante che non sia ‘unitaria’, perchè trattasi di struttura complessa nel suo insieme: ovvero deve avere l’obiettivo di ospitare sia convittori, che gli alunni e studenti delle scuole di grado inferiore e superiori. E poi entra nel merito del progetto modulare anche sotto il profilo tecnico, quanto ad organizzazione degli spazi e aspetto alberghiero
“Facciamo dei conti spicci, da profani – scrivono dal Convitto -: da progetto, le stanze per i convittori misurano 5,76x2,24×2,34 mt, una metratura inferiore ai 27 metri quadri; si contano 5 stanze per un settore e 5 per l’altro, ciò vuol dire che ogni stanza dovrà ospitare 6 studenti. La nostra curiosità ci spinge ad indagare sulla normativa per le stanze d’albergo, le cui metrature risultano 9 metri quadri per la stanza singola e 14 per la doppia. Questo ha dell’incredibile, considerando anche la recente esperienza con il Covid, che avrebbe dovuto insegnarci una maggiore tutela in materia di salute pubblica. A questo punto un’altra domanda arriva spontanea a noi povere piccole menti: chi dovrebbe vigilare? La ASL non dovrebbe controllare le condizioni di salubrità?“.
Dal progetto poi, “si scopre che mancano il servizio di portineria, un servizio lavanderia e guardaroba sufficientemente ampio da poter consentire il deposito di bagagli ed effetti personali degli studenti di lunga permanenza, l’infermeria. Oltre a ciò, la mensa risulta sufficiente solo per i convittori residenti, ma non per gli studenti semiconvittori delle scuole annesse i quali dovrebbero usufruire del servizio che, ora sospeso, risulta parte integrante del semiconvitto. La cucina e i magazzini sono sufficientemente dimensionati alla preparazione del numero dei pasti necessari? i servizi igienici e le docce sono in numero sufficiente per il totale degli utenti? Le zone studio consentono sia la socializzazione che uno studio individuale?“.